“Il servizio ai poveri come vocazione”. La riflessione del delegato regionale della Caritas per il Natale 2021

Il n. 3 della newsletter della Delegazione regionale Caritas Sardegna

Cosa spinge tante persone di diversa età, con un bagaglio di competenze diverse e con storie di vita differenti, a dedicare parte del proprio tempo, parte di se stessi – in alcuni casi interamente se stessi – per gli altri? Non lo si fa per guadagnarci qualcosa in termini economici (anzi, molto spesso ci si rimette di tasca propria); non si è spinti da smanie di protagonismo (altrimenti sarebbe vanità narcisistica e, peggio ancora, peccato d’orgoglio); non lo si fa nel tempo perso (anzi è necessario “perdere” del tempo per dedicarsi agli altri, molto spesso sacrificando famiglia e amicizie). E dunque qual è la leva che smuove, che dà la spinta affinché uomini e donne, giovani e meno giovani, si dedichino al volontariato?

Sono tante le persone che, anche nella nostra regione, si dedicano a qualche forma di impegno volontario, in un tessuto associativo cresciuto progressivamente e che ha senza dubbio arricchito le varie comunità. Si tratta di un fenomeno ampio, inquadrabile a stento nelle categorie giuridiche e amministrative del cosiddetto “Terzo Settore” (che affianca il pubblico e il privato), soprattutto alla luce della recente riforma in materia, tanto da far ipotizzare l’esistenza di un vero e proprio “Quarto Settore” per definire in modo esclusivo l’impegno organizzato di quanti si dedicano gratuitamente e senza alcun riconoscimento pubblico alla cura della comunità in senso lato.

Chi fa una significativa esperienza di volontariato, in particolare sul versante della prossimità sociale ed educativa, sa bene (e lo sanno tantissimi giovani che hanno fatto il Servizio civile) che è molto più ciò che si riceve di quanto si possa dare. È quasi un invito a rileggere le pagine evangeliche del miracolo dei pani e dei pesci e di come dal poco che si ha (e si è), grazie alla proprietà diffusiva dell’amore, sia possibile moltiplicare il bene e condividerlo.

Ecco perché in molti, seguendo il richiamo di San Paolo – Caritas Christi urget nos – nel porsi la domanda “chi te lo fa fare?” rispondono nei termini di una semplice e impegnativa vocazione: “è l’amore ricevuto da Dio che mi chiama e mi spinge ad amare gli altri”. Come dire che non siamo in grado di accogliere, ascoltare, curare le ferite se anzitutto non ci sentiamo piccoli noi per primi; se non ci sentiamo accolti, ascoltati e amati da Dio.

L’aver scelto per questo numero di ImpegnoCaritas l’icona dell’Annunciazione in prossimità del Natale ci ripropone un esempio sublime di risposta alla chiamata; una vocazione al servizio che è totale dono di sé: nella semplicità e nell’obbedienza al volere dell’Amato, fonte del vero Amore.

Raffaele Callia
Delegato regionale Caritas Sardegna