V Giornata mondiale dei poveri: tra vecchie e nuove povertà, alcune storie di fragilità accolte nella nostra diocesi

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Così come nel resto della Sardegna e in tutta l’Italia, anche nel nostro territorio sono tante le persone che si sono rivolte alla Caritas per la prima volta durante la pandemia. Grazie alla testimonianza dei Centro di ascolto presenti in varie parti della diocesi, che hanno operato sempre in presenza, possiamo delineare meglio il profilo delle persone ascoltate. Contrariamente al dato regionale, le persone ascoltate sono nella maggior parte dei casi uomini; hanno un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, per lo più senza un lavoro stabile, che si sono visti trascinati (molto spesso per la prima volta) in una dimensione in cui hanno fatto fatica ad assicurarsi una vita dignitosa. Una realtà di cui non siamo stati solo dei testimoni silenziosi ma ci siamo sentiti fortemente coinvolti. Abbiamo incontrato e ascoltato esperienze difficili. Abbiamo raccontato le loro storie, riuscendo a tracciare per molte famiglie una nuova strada verso la serenità.

Come nel caso di Cecilia (nome di fantasia), una ragazza di 32 anni con figli, con una separazione burrascosa; una persona molto provata: senza casa, senza sussidi, molto spaventata di non avere niente per i propri figli. Inizialmente viveva da un’amica. L’abbiamo accolta affinché si sentisse a casa, rassicurata per il fatto che tutto ciò che avesse voluto raccontare sarebbe rimasto tra noi, nel rispetto della legge sulla privacy. Dopo aver ascoltato la sua storia, i suoi bisogni e le sue richieste abbiamo iniziato a tracciare con lei una strada da seguire per aiutarla a superare la sua condizione di fragilità.

Grazie alla collaborazione con il volontariato vincenziano abbiamo fatto in modo che ricevesse una tessera per poter fare la spesa all’Emporio della Solidarietà, con la promessa di un impegno a cercare insieme una casa. Quel giorno Cecilia non ha risolto tutti i suoi problemi ma ha certamente riacceso la speranza e la voglia di ricominciare: è andata via più tranquilla. È tornata da noi dopo una settimana, dicendoci che stava lavoricchiando e che era contenta per aver ricevuto la tessera per l’Emporio. L’abbiamo invitata a recarsi al CAF per richiedere di poter accedere ai vari sussidi che spettavano per lei e i suoi figli. Inoltre, l’abbiamo esortata a continuare ad andare al Consultorio, per lei ma soprattutto per la figlia di cui era in attesa. Ha trovato una piccola casa e inizialmente l’abbiamo sostenuta per l’affitto. Ha trovato altri lavoretti e con il Reddito di cittadinanza riesce, seppur con molta fatica, a sostenere le varie spese della vita quotidiana. Finalmente la vita di Cecilia ha avuto un nuovo equilibrio, proprio grazie a un cambiamento che è partito da lei.

Anche al Centro di ascolto per stranieri le situazioni si sono aggravate a causa della pandemia. Alcune persone hanno perso il lavoro come mediatori culturali, cuochi o camerieri; inoltre, una quota rilevante viveva di commercio  ambulante. Questi ultimi, nello specifico, hanno dovuto cessare la propria attività non potendo vendere nulla a causa dei vari confinamenti. Tutto ciò ha finito per farli rimanere sostanzialmente senza reddito. La maggior parte di queste persone, infatti,  lavora nel commercio riuscendo così a mantenere la propria famiglia e a inviare delle rimesse in patria; ma a causa della quarantena il lavoro si è ridotto a tal punto da non riuscire più nemmeno ad acquistare i beni di prima necessità come cibo, prodotti per l’igiene personale e della casa. Di punto in bianco hanno dovuto spendere i pochi risparmi accumulati nel tempo, trovandosi con diversi fitti, bollette e imposte varie da pagare.

Sono solo degli esempi che possono servire a descrivere come abbiamo cercato di fare fronte contemporaneamente alla crisi sanitaria ed economico-sociale. Tramite queste esperienze abbiamo colto l’occasione per sentirci parte di una comunità che sa inventare nuove forme di prossimità, sollecitudine e generosità verso i più deboli. Tutto questo arricchisce il concetto di carità, la quale richiede di stabilire delle relazioni sempre più forti tra le persone.

Sara Concas
Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse