Dopo l’esperienza della visita alla Scuola primaria “Pietro Allori” di Iglesias da parte della Caritas diocesana, avvenuta a gennaio scorso, il progetto di Service Learning “Io voglio esserci” ha avuto un momento importante in occasione del convegno tenutosi il 4 giugno. A conclusione del progetto, riportiamo l’intervista all’insegnante Enrica Ena, referente dello stesso.
Com’è nata l’idea di coinvolgere anche la Caritas diocesana di Iglesias nel progetto di Service-Learning denominato “Io voglio esserci”?
L’idea è stata una conseguenza naturale del lavoro di mappatura delle realtà solidali presenti nel territorio, da cui siamo partiti con l’avvio del progetto. Questa ha reso subito evidente che la Caritas è una realtà fondamentale che lavora proprio nella direzione di ciò che era al centro del nostro interesse. Perciò abbiamo avviato subito i contatti. La bella apertura che abbiamo trovato ha fatto il resto.
Vuoi spiegarci di che cosa si tratta?
Intanto mi sembra importante dire che cosa è il Service-Learning. Si tratta di una proposta pedagogica che unisce il Service (servizio) al learning (apprendimento), che consente agli studenti di appropriarsi degli strumenti culturali e delle abilità sociali con azioni concrete, assumendo un ruolo attivo a vantaggio del contesto nel quale vivono. “Io voglio esserci” è nato come percorso di ricerca-azione all’interno della Formazione sul Service Learning, proposta da “Il cambiamento nasce da dentro”, e sviluppato da una rete appositamente costituita, guidata dall’Istituto Pietro Allori di Iglesias. Il nostro progetto, nello specifico, ha coinvolto la classe 1ª A e le classi 3ª A e 3ª B della scuola primaria di via Roma, guidato dalle coordinatrici delle classi. Con me, le colleghe Maria Francesca Marras e Chiara Pinna. La prima fase ci ha visti impegnati con l’esplorazione dei bisogni fondamentali e delle realtà solidali presenti nel nostro territorio. Di seguito è nato un percorso di approfondimento, grazie al quale i bambini hanno potuto individuare un bisogno di cui occuparsi direttamente, dando vita a un Emporio dei bambini per i bambini. Messo a fuoco il bisogno, abbiamo lavorato per allestire lo spazio-emporio in cui raccogliere donazioni (grembiuli, zaini, materiale scolastico, ecc.) da mettere a disposizione di chi ne ha necessità. Ha preso vita un percorso trasversale che ha coinvolto le diverse discipline. Particolarmente importanti sono stati il lavoro di indagine, le attività utili a preparare e a documentare incontri e visite sul territorio, l’organizzazione di vere e proprie assemblee a cura dei bambini per coinvolgere i compagni dell’intera scuola, la raccolta organizzata delle donazioni, l’organizzazione della giornata finale.
Avevi già avuto modo di conoscere la Caritas in passato?
Avevo una conoscenza molto superficiale, tant’è che più volte mi sono trovata ad affermare che l’incontro con la Caritas mi ha aperto un mondo. Ho conosciuto un impegno straordinario, che coinvolge operatori e volontari di grande sensibilità e attenzione. Le opere-segno presenti nel nostro territorio sono presidi veramente importanti che devono essere conosciute e meritano un impegno diffuso. Quando si vive una situazione di fragilità è molto importante sapere di non essere soli.
Dopo l’incontro degli operatori Caritas a scuola con gli alunni e le insegnanti, i volontari e gli operatori hanno potuto accogliervi nei loro servizi. Che tipo di esperienza è stata? Quali le ricadute a livello didattico?
Quando la Caritas è venuta a scuola, rappresentata da Emanuela Frau e Valentina Diana, il desiderio di andare oltre è nato immediatamente. Davanti ai nostri occhi si è aperta una realtà straordinaria che volevamo conoscere e far conoscere in modo più diretto, visitando proprio le opere-segno. Questa scelta è stata centrale nel nostro progetto, in quanto si sono resi necessari degli incontri di co-progettazione che hanno dato vita a una vera e propria alleanza. Per i bambini, che apprendono dall’esperienza, è stato molto importante recarsi nelle strutture, conoscere gli operatori, ascoltare direttamente dalle loro voci la funzione e l’organizzazione di ognuna, la gestione dei bisogni, e soddisfare, con le domande, le più diverse curiosità. È stata proprio da una di queste visite, quella all’Emporio della Solidarietà, che ha preso vita l’idea dell’Emporio dei bambini per i bambini. Per capirci: il nostro non è stato un lavoro in più. Abbiamo fatto didattica per competenze.
Il 4 giugno è stato realizzato un bel Convegno. Puoi descriverlo brevemente?
Il Convegno è stato per noi la conclusione di un percorso formativo e di ricerca-azione articolato su due anni scolastici, con la guida del Prof. Italo Fiorin, dell’Università LUMSA di Roma. È stata una giornata importante perché siamo riusciti a mettere insieme tutti: le scuole coinvolte nel progetto, i rappresentanti dell’Amministrazione comunale e dell’Ufficio scolastico regionale, i genitori, gli Enti e le Associazioni che hanno collaborato alla realizzazione dei progetti (oltre alla Caritas, erano presenti Casa Emmaus Società Cooperativa Sociale, l’Associazione Elda Mazzocchi Scarzella di Domusnovas, l’Assessorato ai Servizi Sociali). La cosa più importante è stata la restituzione curata direttamente dai bambini del nostro Istituto (IC “Pietro Allori” di Iglesias) e dai ragazzi della scuola secondaria di secondo grado (Liceo “C. Baudi di Vesme” di Iglesias).
Secondo te, il Convegno potrebbe costituire l’inizio di qualcosa con specifiche finalità a lungo termine?
Sì, preferisco pensarlo come inizio di qualcosa. Il nostro interesse è proprio quello di rendere il Service-Learning una pratica diffusa, perché lavorare pensando gli apprendimenti all’interno di
percorsi significativi a vantaggio della comunità diventi una realtà. Se ogni scuola si impegnasse anche solo a un piccolo progetto in questa direzione, potremmo assistere a un grande cambiamento. Per noi il progetto è solo all’inizio e abbiamo già ipotizzato la sua prosecuzione, estendendo il coinvolgimento ad altre classi, anche oltre la nostra scuola.
Prevedi che in futuro possa proseguire la collaborazione con la Caritas diocesana di Iglesias?
Io me lo auguro. Sono fermamente convinta che il coinvolgimento degli studenti in attività come questa, sin da piccoli, possa costruire sensibilità e attenzione e educare all’impegno per la propria
comunità.
Emanuela Frau