Mese: Dicembre 2023
Bando di Servizio civile universale. 12 posti alla Caritas diocesana di Iglesias (scadenza 22/02/2024)
Venerdì 26 gennaio 2024, dalle ore 16.00 alle 18.00 (presso l’Auditorium del Palazzo Vescovile, in Piazza Municipio 10 a Iglesias), gli operatori dell’Area giovani e Servizio Civile della Caritas diocesana saranno a disposizione per fornire informazioni sui progetti e sul bando.
Il 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un Bando volontari per la selezione di 52.236 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. La scadenza per le domande da parte dei giovani è indicata al 22 febbraio 2024 alle ore 14.00.
Caritas Italiana vede finanziati complessivamente 139 progetti (tra Italia ed estero) per un totale di 1147 posti, di cui 12 all’interno del Programma Insieme si può della Caritas diocesana di Iglesias che contiene due progetti dal titolo: Accogliamoci-Iglesias, con 4 posti disponibili, e Non solo ascolto-Iglesias, da 8 posti.
Tutti i progetti proposti dalla Caritas Italiana hanno una durata di 12 mesi. I progetti di Caritas Italiana saranno probabilmente avviati alla fine di maggio 2024. Tutte le informazioni tecniche sul Bando sono disponibili sul sito del Servizio Civile.
Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone a questo link. Per accedere ai servizi di compilazione e presentazione domanda sulla piattaforma DOL occorre essere riconosciuto dal sistema. I cittadini italiani residenti in Italia o all’estero possono accedervi esclusivamente con SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale (www.agid.gov.it/it/
Su questa pagina e sul sito di Caritas Italiana, nei prossimi giorni, verranno pubblicate le schede sintetiche dei progetti (in formato pdf) al seguente link https://www.caritas.it/
Con il Decreto 169 del 13 febbraio 2024 il Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale ha disposto la proroga del Bando 2023 al 22 febbraio 2024
Clicca qui per scaricare la locandina.
XXXVII Marcia della pace: un compito immenso per ognuno! Terralba, ore 17.00, raduno in piazza San Ciriaco

Si svolgerà a Terralba il 29 dicembre 2023 la XXXVII Marcia della Pace, organizzata dal Comitato promotore, composto dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, dalla Caritas
diocesana di Ales-Terralba, dal CSV Sardegna Solidale, dall’ Unità Pastorale di Terralba e dal Comune di Terralba.
Quest’anno il titolo riprende l’appello fatto sessant’anni fa da Giovanni XXIII nella Lettera enciclica Pacem in terris: la pace come un compito immenso affidato a ogni uomo e a ogni donna, coniugato con il tema del messaggio che Papa Francesco ha offerto per la 57ma Giornata mondiale della Pace che si celebrerà il 1 gennaio 2024 “Intelligenza artificiale e pace”, nel quale il Santo Padre invita tutti a riflettere sull’opportunità delle nuove tecnologie a servizio del bene comune, dello sviluppo dei popoli, dell’integrazione dei giovani.
«Non possiamo e non dobbiamo arrenderci – scrive il Comitato promotore della XXXVII Marcia della pace nell’appello lanciato in questi giorni – né possiamo semplicemente piangerci addosso, ma dobbiamo con tenacia cercare di aprire cammini di risurrezione, di apertura, di conoscenza, di collaborazione.
Testimoniamo l’accoglienza della nostra terra, poveri che aiutano altri poveri, testimoniamo il desiderio e l’impegno a costruire la pace a partire da piccoli gesti di amicizia e di solidarietà, nelle famiglie, nel mondo del volontariato, nella Chiesa, in tutta la società civile.
Lo testimoniamo anche stando attenti ai conflitti che insanguinano tante parti del mondo, con la partecipazione, l’informazione, la sensibilità e il sostegno concreto».
«Per tutto questo – concludono – riteniamo importante incontrarci, camminare insieme simbolicamente uniti a tutte le vittime delle guerre e dei conflitti diffusi, e ascoltando la testimonianza di chi continua a credere nella pace, non senza mettere in gioco la propria vita, per costruire un mondo più giusto e più fraterno: la pace è un compito immenso per ognuno di noi!»
L’iniziativa prevede alle ore 17 il raduno in Piazza San Ciriaco a Terralba; a seguire, alle 17.30 si svolgerà la Fiaccolata verso la chiesa di San Pietro lungo la Via Roma; successivamente si terrà la Veglia di preghiera per la pace (nella stessa chiesa di San Pietro) presieduta da mons. Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba durante la quale verrà proposta la testimonianza di Samah Salaime, Direttrice Ufficio Comunicazione e Sviluppo del Villaggio di Neve Shalom Wāħat as-Salā e di Giulia Ceccutti, dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wāħat as-Salā.
L’iniziativa vedrà anche la presenza del Comitato promotore, delle istituzioni locali, delle associazioni, di delegazioni delle Caritas diocesane e della Caritas Sardegna, del mondo della scuola e del volontariato.
Neve Shalom Wahat al-Salam (NSWAS) è un villaggio cooperativo, nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi, tutti di cittadinanza israeliana. Equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv Neve Shalom Wahat al-Salam fu fondato nel 1972 grazie alla tenacia e al sogno di Padre Bruno Hussar, su un terreno di 100 acri preso in affitto dal vicino monastero di Latrun. Nel 1977 vi si insediò la prima famiglia. Nel 1999 le famiglie residenti erano 30; oggi sono un centinaio e altre nuove famiglie vi stanno costruendo le loro case. I membri di Neve Shalom/Wahat al-Salam dimostrano in modo tangibile che ebrei e palestinesi possono senz’altro coesistere quando diano vita, assieme, a una comunità basata sull’accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione. Gestito in modo democratico, il villaggio è di proprietà dei suoi stessi abitanti e non è affiliato ad alcun partito o movimento politico. Neve Shalom/Wahat al-Salam traduce in pratica i propri orientamenti ideali attraverso le realizzazioni dei vari settori in cui si articolano la sua struttura e le sue funzioni. (Fonte: https://www.oasidipace.org)
“Pace in terra agli uomini amati dal Signore”: è online la newsletter delle Caritas sarde dedicata all’Avvento/Natale 2023
È online il settimo numero della newsletter delle Caritas diocesane della Sardegna IMPEGNO CARITAS dedicato all’Avvento/Natale 2023.
Il titolo “Pace in terra agli uomini amati dal Signore” richiama il senso più profondo della pubblicazione: «La pace. Noi spesso la riduciamo al quieto vivere e al benessere individuale – scrive mons. Giovanni Paolo Zedda vescovo incaricato per il servizio della carità della CES nella sua introduzione – . Ma la pace è Cristo stesso. Accoglierlo e seguirlo, testimoniandolo nella fraternità e nella carità, fa diventare anche noi costruttori di pace». Ma «quale pace ci è donata e dobbiamo invocare e costruire? Solo nella relazione vitale tra Dio e il suo popolo si sperimenta concretamente l’azione del Signore e si riceve la pace intesa come pienezza di vita, benessere e serenità del cuore. Questa pace nessuno può togliercela, perché niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore che il Padre ci ha offerto nel suo Figlio. Questa pace siamo chiamati ad annunciare e realizzare ogni giorno, nella nostra attenzione ai fratelli, nella carità concreta verso gli ultimi, nell’animazione delle nostre comunità cristiane».
All’interno della pubblicazione, dieci storie raccontate dalle dieci Caritas diocesane dell’Isola. «Sono storie di vita e di riscatto: – spiega il delegato regionale Caritas don Marco Statzu -: storie di una pace costruita e ricercata con fatica e con tenacia, frutto dell’incontro con persone che hanno creduto nella possibilità di uscire da situazioni disperate. Storie di mediazione dove la Caritas ha fatto da ponte per il passaggio del bene che viene da Dio, dell’amore e della pace che solo lui può dare. La nostra opera, testimoniata in queste dieci storie, racconta di questa incrollabile fiducia: fiducia di Dio, anzitutto, ma anche fiducia in Dio».
La newsletter intende essere uno strumento di animazione alla testimonianza della carità in questo importante momento liturgico; destinatarie privilegiate, le Caritas parrocchiali, ma anche tutte le altre realtà ecclesiali e non, impegnate nel servizio ai più fragili.
La newsletter è disponibile cliccando qui, dove potrà essere scaricata in formato pdf
Le molte incognite della XXVIII Conferenza sui cambiamenti climatici

«Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi».
Con queste parole, al punto 5 dell’esortazione apostolica “Laudate Deum”, pubblicata il 4 ottobre scorso (memoria di San Francesco d’Assisi) Papa Francesco pone all’attenzione di “tutte le persone di buona volontà” la gravità dei rischi cui l’umanità è oggi sottoposta in merito agli effetti della crisi climatica. Parole che pongono di fronte a un’indifferibile responsabilità ognuno di noi e che assumono un valore assai particolare in questi giorni, proprio mentre le Nazioni Unite sono chiamate a riflettere sui mutamenti climatici.
Il 30 novembre scorso, infatti, all’Expo City di Dubai (negli Emirati Arabi Uniti), si è aperta la ventottesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), la quale si è conclusa il 12 dicembre. Nonostante l’enfasi registrata a livello mediatico, con le dichiarazioni iniziali che sembrano incoraggiare a un atteggiamento responsabile condiviso a livello planetario, la Conferenza si è aperta registrando due assenze importanti, oltre a quella di Papa Francesco per motivi di salute: quella del presidente degli USA Joe Biden e del presidente cinese Xi Jinping; vale a dire i capi di Stato dei due Paesi che inquinano di più al mondo con l’emissione di anidride carbonica (CO2).
La Conferenza di Dubai, peraltro, si apre a distanza di poche settimane dalla pubblicazione del rapporto dell’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Unite (WMO), dal titolo United in Science 2023, con cui si è reso noto che si è ancora lontani dal trend necessario a raggiungere entro il 2030 gli obiettivi dell’accordo di Parigi, in particolare nel ridurre le emissioni globali di gas serra del 45%. Più recentemente, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha pubblicato il Report 2023 sulle emissioni di gas, dal quale si evince che, dal 2021 al 2022, le emissioni globali di gas serra sono aumentate dell’1,2%.
Va anche rilevato che è perlomeno curioso constatare come a presiedere la COP28, realizzata in uno dei Paesi che si pone trai i primi posti al mondo per riserve sia di petrolio sia di gas naturale (principali fattori di origine di riscaldamento globale e cambiamento climatico), sia Sultan Ahmed Al Jaber, che oltre ad essere il ministro dell’industria del Paese ospitante è anche l’amministratore delegato della principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, l’Abu Dhabi National Oil Company.
Difficile pensare a una transizione energetica rapida con queste premesse, anche se gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in corso sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente c’è da sperare che ne abbiano piena consapevolezza i delegati convenuti alla Conferenza di Dubai.
Papa Francesco, al punto 53 della “Laudate Deum”, domandandosi che cosa ci si aspetti dalla COP28 di Dubai, sottolinea come sarebbe autolesionistico non aspettarsi nulla, proprio perché «significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico».
Nella bozza di accordo che è circolata l’11 dicembre – un testo che dalle 27 pagine iniziali si è ridotto a 21 – è stato espunto il riferimento all’uscita graduale dai combustibili fossili mentre è restata l’indicazione generica a triplicare la capacità di produrre energia rinnovabile e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, confermando la necessità «di una riduzione profonda, rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, in modo da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050, come raccomandato dalla scienza». Sembrerebbe, dunque, che il predominio di petrolio, gas e carbone (e dei principali Paesi produttori di tali risorse energetiche) sia ancora molto forte, nonostante i disastri ambientali a cui si sta assistendo in questi ultimi anni e sui quali si è soffermato lo stesso segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: «Il nostro pianeta è a pochi minuti dalla mezzanotte per quanto riguarda il limite di 1,5 gradi […]. Siamo in una corsa contro il tempo».
Peraltro, nel testo proposto dalla presidenza della COP28 si formula un’esortazione generica ad imprimere un’accelerazione nella produzione di «tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra le altre, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione, comprese la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, e la produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio, in modo da potenziare gli sforzi verso la sostituzione delle tecnologie fossili nei sistemi energetici». A questo riguardo, l’Agenzia internazionale per l’energia ha posto in luce come anche qualora questi impegni fossero mantenuti le emissioni globali di gas serra si ridurrebbero soltanto di un terzo del quantitativo necessario a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi entro 6 anni.
Le divergenze sul tema giunte a Dubai sono emerse con grande chiarezza: si è ancora molto lontani dall’essere unanimemente concordi nell’abbandonare i combustibili fossili e accogliere la transizione ecologica come unica via da percorrere. Non a caso, Paesi come l’Arabia saudita e l’Iraq – entrambi membri dell’OPEC – hanno dichiarato che bisognerebbe fondamentalmente concentrarsi sulla riduzione di emissioni, esprimendo allo stesso tempo il proprio dissenso nei confronti della cosiddetta “uscita” (phase out) delle fonti fossili, la quale – a detta loro – produrrebbe un danno enorme per l’economia mondiale.
Tra i molti Paesi scontenti o perplessi rispetto alla fase di chiusura della COP28 anche la Repubblica delle Isole Marshall, un arcipelago di circa 180 chilometri quadrati situato in Oceania e abitato da circa 40.000 abitanti preoccupati dai rischi di inondazioni dovute ai possibili effetti del riscaldamento globale. «Ciò che abbiamo visto oggi è inaccettabile – ha dichiarato il ministro delle risorse naturali delle Isole Marshall, John Silk. Non andremo in silenzio nelle nostre tombe acquatiche. Non accetteremo un risultato che porterà alla devastazione del nostro Paese e di milioni, se non miliardi, di persone e comunità più vulnerabili». «Siamo venuti qui – ha precisato il ministro Silk – per lottare per gli 1,5 gradi centigradi e per l’unico modo per realizzarlo: l’uscita graduale dei combustibili fossili».
In extremis, e senza alcuna discussione pubblica, la COP28 ha raggiunto in chiusura un accordo su una transizione che porti al disimpiego progressivo dei combustibili fossili, «al fine di raggiungere le emissioni zero nel 2050». Al posto del termine phase out si è preferito utilizzare il termine transitioning away, che rimanda a un approccio non radicale ma graduale, favorendo un abbandono «dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico».
Raffaele Callia
Riprende il cammino del gemellaggio Caritas Sardegna-Caritas Hellas
Nel novembre del 2022, in occasione di un incontro nazionale promosso dalla Caritas Italiana, la Delegazione regionale Caritas Sardegna ha visto confermato il gemellaggio con Caritas Hellas, vale a dire Caritas Grecia. Tale gemellaggio rientra nella proposta di “dono” che Caritas Italiana ha fatto al Santo Padre nella circostanza dell’udienza del 26 giugno 2021 presso la Sala Nervi, in occasione del 50° di fondazione dell’organismo pastorale fortemente voluto da San Paolo VI. Tale gemellaggio si caratterizza per il cammino condiviso che le 16 regioni ecclesiali faranno con altrettante Caritas nazionali di altri Paesi, nella prospettiva della reciprocità e della condivisione.
Come Caritas diocesana di Iglesias avevamo già sperimentato una prima fase del gemellaggio con la Chiesa cattolica greca, in particolare con la Caritas di Salonicco e di Atene. Dopo un itinerario formativo offerto presso la nostra diocesi, nell’ottobre del 2017, la proposta di gemellaggio è stata assunta dall’intera Delegazione regionale Caritas, la quale ha poi promosso anche un aiuto finanziario per la ristrutturazione del Centro di ascolto di Salonicco. Vi è stata poi la sospensione obbligata dovuta al Covid-19, seppure siamo rimasti in contatto in tutto questo tempo. Hanno poi fatto seguito una visita di un operatore della Caritas di Salonicco in Sardegna (agosto 2022) e una nuova visita di una nostra delegazione al Vicariato di Salonicco nei primi giorni di gennaio di quest’anno.
Per riprendere il cammino del gemellaggio, in una dimensione nazionale che coinvolga l’intera Caritas Grecia, dal 27 al 30 di novembre 2023 una piccola delegazione Caritas della Sardegna si è recata ad Atene. La delegazione sarda era composta da don Marco Statzu, direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba e delegato regionale Caritas; Mirko Casu, della Caritas diocesana di Sassari e referente per la formazione della Delegazione regionale; lo scrivente, per conto della Caritas diocesana di Iglesias. Insieme a noi era presente anche un referente della Caritas di Udine, Stefano Comand, che ha incontrato i giovani in servizio civile impegnati ad Atene con il progetto caschi bianchi: tre ragazze e un ragazzo che svolgono un servizio per il prossimo animando: ragazzi, giovani adulti greci e immigrati di diverse nazionalità con varie attività ricreative (tra queste anche un corso di italiano per greci e immigrati) e anche delle inchieste nel territorio in cui operano per osservarne i bisogni. Era presente anche una delegazione della diocesi di Reggio Calabria, guidata dal suo Arcivescovo mons. Fortunato Morrone, che già da circa 12 anni è gemellata con la diocesi di Tinos: un’isola greca dell’Egeo (appartenente all’arcipelago delle Cicladi), ove la Caritas reggina ha dato il proprio apporto per far sorgere un Centro di ascolto.
La delegazione italiana è stata ospitata presso la foresteria dell’Ordinariato cattolico armeno, guidato da mons. Joseph Bazouzou, nativo di Aleppo (Siria), Amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia, il quale ha illustrato le attività principali portate avanti dalla Caritas armena, fra cui il Centro di ascolto per profughi e persone vulnerabili, l’Emporio per la distribuzione di viveri e vestiti, i servizi sanitari e l’accoglienza dei profughi. Per il futuro si prefiggono di realizzare anche un accompagnamento per le persone anziane e l’attività di dopo scuola.
La sera del 29 la delegazione italiana è stata ricevuta dal nuovo Ambasciatore italiano ad Atene, Paolo Cuculi, insediatosi qualche giorno prima, il quale ha voluto conoscere quanto è stato fatto in Grecia dalle Caritas locali e da quelle italiane e le attività in programma per il futuro. Peraltro, si è impegnato a visitare appena possibile i servizi Caritas attivati nel quartiere di Neos Kosmos, dove risiedono e operano i caschi bianchi italiani. A questo proposito l’Ambasciatore ha elogiato i giovani che si sono messi al servizio di chi è meno fortunato attraverso l’anno di servizio civile all’estero.
La mattina del giorno 30 è stata dedicata all’incontro con Caritas Hellas (che in Grecia si configura come associazione, diversamente dall’Italia, ove rappresenta un organismo pastorale della Conferenza episcopale) per discutere insieme dei progetti futuri che si potrebbero realizzare con il gemellaggio tra Chiese sorelle. A rappresentare Caritas Hellas la presidente, Stella Foscolou (che ha vissuto diversi anni in Italia), la direttrice Maria Alverti e la segretaria Evelin. Tra questo certamente riveste una particolare importanza la formazione a tutti i livelli. Ugualmente importante una futura study visit in Sardegna da parte di una delegazione di Caritas Hellas, coinvolgendo possibilmente i vescovi greci e quelli sardi. Caritas Italiana era presente con due suoi delegati: Danilo Feliciangeli e Laura Stopponi, che ci hanno supportato e ci supporteranno per la realizzazione in futuro dei progetti che si realizzeranno. La visita si è conclusa con l’impegno di avviare al più presto le attività condivise per la prima fase: Caritas Hellas si impegna a incontrare i Vescovi greci nella primavera del 2024 e presentare loro l’esperienza dei gemellaggi realizzati fino ad ora e gli obiettivi per il futuro, coinvolgendo anche tutte le Caritas greche; realizzare una study visit in Sardegna e permettere la conoscenza del modello pastorale e delle attività promosse dalla Caritas dell’Isola.
Per la Delegazione regionale della Sardegna
Aldo Maringiò