Pandemia, confinamento e opinione degli italiani

Il 26 aprile scorso l’Istituto nazionale di statistica ha pubblicato gli esiti di un’indagine dal titolo “Comportamenti e opinioni dei cittadini durante la seconda ondata pandemica (12 dicembre 2020-15 gennaio 2021)”. Realizzata attraverso l’intervista telefonica di un campione sufficientemente rappresentativo della popolazione italiana composto da individui dai 18 anni in su, utilizzando la tecnica di rilevazione CATI (selezionando  il campione da un collettivo per il quale fosse presente un recapito telefonico), tale indagine ha inteso esplorare il clima familiare, i sentimenti e le opinioni degli italiani nella fase più recente dell’emergenza sanitaria, effettuando un confronto con il primo periodo di confinamento.

Il primo dato emergente dall’indagine Istat è che durante la seconda ondata epidemica sono state confermate le difficoltà familiari affrontate nella fase iniziale, seppur con intensità minore rispetto al primo confinamento. Se nell’aprile del 2020 il 56,9% si era espresso con giudizi negativi e soltanto il 20,6% positivamente, nel corso della seconda ondata il primo dato è calato al 44,7% mentre il secondo è salito al 34,1% (il 21,2% si è espresso in termini neutri), ad indicare un atteggiamento in cui convivono simultaneamente un profondo malessere per il disagio provato ma allo stesso tempo anche la speranza in un cambiamento positivo. Molto probabilmente, come rileva l’Istat, “l’abitudine a convivere con la situazione determinata dall’emergenza sanitaria e la minore rigidità delle regole di comportamento anti contagio” hanno contribuito a ridurre lo stato d’animo, le sensazioni e le emozioni di carattere eminentemente negativo, avvertiti in modo significativo nella prima fase del confinamento.

Per quanto concerne il clima familiare, la convivenza spesso forzata a causa delle limitazioni negli spostamenti non ha prodotto particolari effetti, rimanendo sostanzialmente inalterato (per l’86,3% degli intervistati) anche in questo difficile momento. Ciononostante, rileva l’Istat, le relazioni tra conviventi “sono invece peggiorate per il 3,2% della popolazione (2,6% ad aprile 2020). Si tratta di un milione di persone per le quali la pandemia ha messo a dura prova la convivenza all’interno delle mura domestiche”. Rispetto a ciò sono abbastanza noti gli episodi conflittuali, non di rado anche molto violenti (che hanno visto protagoniste in particolare diverse donne), la cui gravità si è accresciuta proprio a causa del confinamento forzato. D’altra parte, però, appare particolarmente significativa la quota di intervistati (28,3%) che ammettono di essere riusciti a incrementare il tempo dedicato ai propri familiari, di pari passo con una drastica riduzione del tempo dedicato agli incontri con gli amici (il 61,4% ha dichiarato di vedere gli amici con minore frequenza). Le regole imposte anche durante la seconda ondata pandemica hanno di fatto “ridotto gli spostamenti e in generale le attività fuori casa. Ciò ha significato anche riorganizzare i propri tempi e ridistribuirli tra le varie attività […]. Sono soprattutto le persone fino ai 44 anni d’età – precisa l’Istat – ad aver ricavato più tempo da dedicare alla famiglia, in particolare gli uomini tra i 35 e i 44 anni (47,8%). Per effetto dello smart working e della sospensione di alcune attività lavorative ciò è stato possibile per alcuni lavoratori, più che per altri”.

L’altra faccia della sospensione lavorativa è ovviamente associata all’incertezza economica e alle difficoltà conseguenti per un numero significativo di italiani. Più di una persona su 10 ha dichiarato di aver dovuto fare ricorso ad aiuti economici (prestiti, sussidi pubblici o altro) per superare le difficoltà durante la seconda ondata epidemica e circa un quinto della popolazione italiana non è riuscito a far fronte agli impegni economici. Tra gli occupati, rileva l’Istat, “sono soprattutto i lavoratori del Commercio ad avere avuto bisogno di aiuti (21,8%): il 4,7% ha chiesto prestiti bancari, il 17,0% aiuti pubblici”. Tutto ciò ha determinato – e continua a provocare – delle importanti fragilità riguardo alla condizione economica dei nuclei familiari, la quale risulta in peggioramento per un cittadino su cinque.

Raffaele Callia

 


Il rapporto è consultabile integralmente al seguente link:
https://www.istat.it/it/archivio/257010