L’Istat pubblica le stime della povertà assoluta in Italia nel 2023

Il 25 marzo scorso l’Istituto nazionale di statistica ha reso note le stime preliminari relative alle spese per consumi delle famiglie con riferimento al 2023, prendendo in esame la serie storica della spesa media mensile delle famiglie del periodo 2014-2023, ricostruita secondo la nuova classificazione internazionale dei consumi individuali secondo lo scopo (COICOP) introdotta lo scorso anno.

Tali dati rappresentano per l’ISTAT una base informativa molto importante per la costruzione degli indicatori della povertà assoluta. Sulla base di tali stime, infatti, sono considerate in condizione di povertà assoluta le famiglie che effettuano una spesa mensile inferiore o pari a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi reputato essenziale a garantire uno standard di vita minimamente accettabile e a evitare forme di esclusione sociale severe.

Ebbene, dalle stime preliminari pubblicate il 25 marzo scorso risulta che la povertà assoluta in Italia è rimasta sostanzialmente stabile. Infatti, tra il 2022 e il 2023 le famiglie italiane in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (pari a oltre 2.234.000 famiglie; erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5.752.000 individui (il 9,8% della popolazione italiana; una quota rimasta stabile rispetto al 9,7% del 2022).

Tra il 2022 e il 2023 la spesa media delle famiglie italiane è cresciuta da 2.519,00 a 2.728,00 euro mensili, con un aumento in valori correnti dell’8,3%. Tuttavia, al netto dell’inflazione la spesa media del 2023 è diminuita in termini reali del 10,5% rispetto al 2014. Peraltro, i dati del periodo 2014-2023 mostrano una sostanziale stabilità in valori correnti fino al 2017, quando si è registrato un aumento statisticamente significativo della spesa rispetto al 2016 (+1,5%). Nel biennio successivo la spesa media non ha evidenziato mutamenti significativi, anche a causa degli interventi di redistribuzione a sostegno del potere di acquisto delle famiglie, come l’introduzione del Reddito di Inclusione (2018) e del Reddito e della Pensione di Cittadinanza (2019). Nel 2020, invece, con l’avvento della pandemia la spesa si è contratta fortemente (-9,7%). Nel 2021, il rilancio dell’attività economica ha potuto avvantaggiarsi anche della ripresa della spesa delle famiglie, proseguita anche nel corso del 2022 (+8,7%), seppure in un contesto di sostanziale rallentamento causato principalmente dalla significativa crescita dell’inflazione, rispetto a cui le famiglie italiane hanno dovuto ridurre la propria capacità di risparmio: nei primi tre trimestri del 2023, infatti, il tasso ri risparmio lordo delle famiglie è sceso al 6,6%; un livello – come segnala l’ISTAT – «molto al di sotto dei valori pre-pandemia, segnalando che le famiglie, per far fronte al forte incremento dei prezzi, hanno diminuito la propria capacità di risparmio».

L’andamento dei prezzi nel 2023 ha ulteriormente indebolito la posizione delle famiglie più disagiate, in particolare del Mezzogiorno d’Italia, dove l’incidenza della povertà assoluta familiare ha raggiunto il valore più elevato (10,3%), coinvolgendo circa 866.000 famiglie. Ad essere colpite sono in particolare le famiglie numerose (quelle con cinque e più componenti) e con minori.

Proprio nel caso dei minori, l’incidenza della povertà assoluta familiare nel 2023 ha raggiunto il 12,0%, mentre quella individuale è salita al 14,0% (il valore più alto della serie storica dal 2014). Nel 2023 il numero dei minori stimati che appartengono a famiglie in povertà assoluta è pari a circa 1.300.000. La fascia di popolazione che registra il minor disagio economico è invece quella che va dai 65 anni in su (una quota pari al 6,2%).

Com’è facile immaginare, l’incidenza della povertà assoluta risulta elevata per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (raggiungendo il 20,6%). Infine, appare assai elevata – anche se stabile nell’ultimo anno – l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie composte da soli stranieri (35,6%): un dato che mette in evidenza il divario esistente rispetto all’incidenza della povertà assoluta nel caso di famiglie composte da soli italiani (6,4%).

Raffaele Callia