La prevalente funzione pedagogica dei progetti “8xmille” della Caritas diocesana

Sotto il profilo socio-educativo ciò che certamente ha contrassegnato l’annualità 2022 del progetto Emporio della solidarietà fa riferimento al percorso formativo rivolto ai beneficiari del servizio, attraverso il quale ci si è proposti di qualificare i percorsi di accompagnamento, nonché di conseguire i seguenti obiettivi di carattere educativo: generare processi di partecipazione sociale e potenziamento di sé; facilitare la riflessione sulle rappresentazioni personali, con un’ottica generativa sui temi del protagonismo sociale; favorire la partecipazione delle risorse umane, volontari e non, operative presso il servizio dell’Emporio.

La metodologia adottata è stata quella valida nella formazione dei giovani e degli adulti, con opzione preferenziale per il metodo cosiddetto del World Cafè, che comporta un gioco di ruolo secondo i principi del circle time. Nell’esperienza di questo primo anno l’applicazione del metodo ha consentito di costituire 3 tavoli di confronto, ognuno seguito da un moderatore. L’attività è stata accompagnata da un osservatore, il cui compiuto principale era quello di prestare attenzione allo svolgimento delle dinamiche e di riportare all’équipe di monitoraggio le impressioni emerse.

I gruppi, formati in modo non casuale, sono stati pensati in modo eterogeneo per provenienza ed estrazione. Questi, per mezzo di una dinamica guidata, che rimanda al criterio dell’immedesimazione, sono stati incoraggiati a cimentarsi in un dibattito della durata effettiva di pochi minuti. Conclusosi il tempo dedicato al dibattito e all’individuazione della parola chiave di sintesi i partecipanti venivano invitati a spostarsi ad un altro tavolo, affiancandosi ad altri gruppi, così da migliorare ulteriormente lo scambio e dare impulso all’attività.

È nostro convincimento che l’attività comunicativa e gli aspetti ludici siano funzionali a generare domande costruttive, sovente le uniche in grado di definire risposte e obiettivi di miglioramento o revisioni dell’immaginario prevalente.

Per quanto concerne il progetto degli Orti solidali di comunità va chiarito che la funzione di accompagnamento socio-educativo è ormai da un biennio in capo a una figura professionale. Nell’anno 2022 abbiamo voluto insistere sugli aspetti di appropriatezza nelle relazioni interpersonali tra i beneficiari del progetto, curando in particolare il tema della comunicazione efficace. Da questo punto di vista le azioni messe in campo hanno prodotto soluzioni valide per il miglioramento degli indicatori d’impatto, attraverso l’attuazione di percorsi individuali.

Più in generale, l’obiettivo classico del progetto non è solo la partecipazione attiva al lavoro, ma la promozione di apprendimenti che, in una prospettiva di abilitazione, possano essere proficuamente elaborati in senso personale e relazionale. Su questa dimensione registriamo l’attenzione di alcune realtà istituzionali, fra cui il Distretto del PLUS di Iglesias e l’UIEPE (Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna) di Cagliari, con cui sono operative prassi che prevedono per i destinatari una fase di formazione caratterizzata da obiettivi comuni e da obiettivi e percorsi diversificati legati ai profili individuali, con l’adeguamento delle singole competenze al contesto lavorativo. La formazione professionale, specificatamente finalizzata all’inserimento lavorativo nel contesto produttivo, adottando le cosiddette sperimentazioni simulative o compensative, sta consentendo l’acquisizione di competenze tecniche e metodi per il raggiungimento di obiettivi trasversali, quali, ad esempio, l’integrazione tra l’attività lavorativa e l’offerta territoriale di servizi sociali, educativi, assistenziali, sanitari, formativi e occupazionali. A fronte di situazioni familiari e condizioni economiche molto frammentate, come quelle che si palesano, riteniamo che le forme d’aiuto capaci di tenere uniti i due aspetti di aiuto materiale ed educativo vadano a integrare e a rispondere in modo completo ai molteplici bisogni di cui sono portatrici le persone.

In questo sfondo concettuale si può riconoscere anche il progetto denominato Una chiave spalanca l’orizzonte, avviato nel 2022 e ancora oggi operativo. Il progetto cerca di offrire una risposta all’emergenza sanitaria connessa alla pandemia, che ha prodotto, anche sul territorio, gravi ricadute sui nuclei familiari e sui minori. Questi ultimi, in particolare, hanno risentito dell’isolamento sociale e della distanza fisica, manifestando condizioni di maggiore fragilità socio-relazionale rispetto agli adulti: le difficoltà imposte dalla didattica a distanza hanno aumentato il rischio di dispersione scolastica, di povertà educativa e di marginalizzazione; allo stesso modo la depressione e l’ansia generalizzata sono divenuti problemi comuni tra gli adolescenti, così come i disturbi di alterazione nel ritmo sonno veglia, le crisi di ansia, la dipendenza dalla tecnologia e il ritiro sociale. Seppure con una certa variabilità, la maggior parte delle famiglie e degli operatori ascoltati in seno al progetto ha potuto confermare quale impatto abbia avuto la pandemia sull’equilibrio ragazzi, evidenziando marcati peggioramenti delle condizioni psicologiche.

Il progetto ha voluto offrire a questa platea di ragazzi la possibilità di agire in un contesto affascinante, nuovo e mediato dalla presenza di altri giovani senior con funzioni educative. La prevalente funzione pedagogica ha rappresentato l‘occasione per far sì che essi accedessero alle proprie rappresentazioni, lavorando sui legami affettivi e rimettendo in moto il processo evolutivo. L’attività creativa e l’utilizzo di differenti linguaggi espressivi proposti dalle cosiddette botteghe esperienziali è divenuto il mezzo utile a risvegliare in loro un dialogo interiore, ridando vitalità a una riflessione sulla crescita e sui cambiamenti che comporta diventare grandi.

Nella realizzazione del progetto è possibile certificare il raggiungimento di importanti obiettivi, primo fra tutti il fatto che i minori inseriti nel progetto hanno ripreso la frequenza a scuola. La stesura di un protocollo condivido di corresponsabilità, inoltre, ha permesso di diminuire al minimo l’incidenza di comportamenti e linguaggi violenti; mentre, a livello metodologico, si è riusciti a lavorare per strutturare abilità collegate alle discipline su cui sono incentrati i laboratori: alcuni tra i partecipanti sono in grado di imbastire in autonomia un capo di abbigliamento, scrivere una storia di fantasia, progettare un manufatto in 3D, disegnare su grandi superfici, utilizzare i programmi di grafica, ecc.

Il progetto “Una chiave spalanca l’orizzonte” ha rivelato come la dimensione creativa e quella immaginifica, così come la libertà di espressione, si rivelano mezzi rigenerativi e riabilitanti, giacché consentono ai minori di mettersi in contatto con la propria interiorità, scoprendo, talvolta, dentro di sé, abilità e competenze insospettabili, come tali generalizzabili in diversi ambiti della vita.

Simone Cabitza