Storie di risalita nella luce del Risorto

La vita delle persone è un ineffabile e ineluttabile mistero. Avvolta ancor di più nel mistero è la storia delle loro sofferenze; delle prove quotidiane che si presentano lungo il cammino dell’esistenza.

Nel buio della prova si fa fatica a dare un senso, tant’è grande l’abisso che ci separa da una spiegazione razionale sul perché del male, della guerra, della malattia e della sofferenza; sul perché del distacco dalle persone care, sul perché della morte. Nel buio delle nostre ingannevoli certezze tutto sembra apparire confuso e senza spiegazione: non si comprendono la povertà, l’ingiustizia, la violenza; non si comprendono la solitudine, la malattia, la depressione; non si comprende la morte. Tutto sembra destinato a rimanere immobile, in un buio immanente e senza via d’uscita. Anche per quanti credono, con una fede forse un po’ troppo tiepida, la stessa Croce rischia di rimanere un mistero “assurdo” e dunque stonato, privo di ogni logica.

Per chi riceve la grazia di una fede che si alimenta quotidianamente della fiamma della speranza e che si fa trasformare nel crogiolo della carità, quella condizione di buio acquista per sua natura un senso profondo e trascendente. L’abisso dell’assurdo si trasforma così in una ricerca paziente di un pellegrinaggio quotidiano che, in compagnia del Signore Gesù, non evita il Golgota, ma neppure intende fermarsi ad esso e neanche desidera sostare più del necessario nel buio del sepolcro. Va oltre. Chi riceve la grazia della fede fa come farebbe un bambino nel buio di una notte che sembra non finire mai: si affida, anzi si abbandona totalmente alla protezione paterna e materna; alla protezione della misericordia di Dio. La grazia della fede ci affida la certezza che dopo ogni caduta nel buio del non senso è possibile rialzarsi nella luce del Risorto.

Le storie di vita che gli operatori Caritas sono chiamati ad ascoltare e ad accogliere, alcune delle quali sono narrate anche in questo numero di Impegno Caritas, restituiscono un’immagine che ci permette di tornare al cuore della fede, anche in questo tempo persistente e incerto di pandemia. No, non siamo mai soli, neanche nelle prove più dure, poiché il Signore Gesù ha tolto alla morte l’ultima parola. Ecco, sarebbe bello se quando ci faremo gli auguri per la Pasqua – di buona Pasqua di Resurrezione del Signore Gesù – ci ricordassimo di questo.

Raffaele Callia

Tratto da Impegno Caritas, n. 2, marzo 2021. L’intero numero è consultabile al link: https://impegnocaritas.wixsite.com/newsletter-2