XIV Convegno regionale delle Caritas parrocchiali della Sardegna

In concomitanza con il 50° anniversario della costituzione della Caritas diocesana di Tempio-Ampurias, sabato 10 maggio 2025, con inizio alle 9.30, si terrà ad Olbia, presso la chiesa parrocchiale di San Michele, il XIV Convegno regionale delle Caritas parrocchiali della Sardegna, dal titolo “L’anno di grazia del Giubileo: organizzare la speranza”. Dopo i saluti istituzionali affidati a Mons. Roberto Fornaciari, vescovo di Tempio-Ampurias, del sindaco di Olbia Settimo Nizzi e del vice presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Giuseppe Meloni, e la lectio introduttiva affidata a Padre Massimo Terrazzoni, sono previsti gli interventi di don Sandro Serreri, don Gianni Sini, Domenico Ruzittu (direttore della Caritas diocesana di Tempio Ampurias), Mons. Antonello Mura (vescovo incaricato per il Servizio della Carità della Conferenza Episcopale Sarda) e Rocco Pezzullo. Il Convegno sarà moderato da don Marco Statzu, delegato regionale Caritas Sardegna. Dopo il pranzo al sacco, previsto per le ore 13.00, la ripresa dei lavori (alle 14.30) prevede un momento artistico-musicale a cura della Scuola Civica di Musica di Olbia e il dibattito in plenaria. La chiusura del convegno, con la preghiera e i saluti finali, è prevista per le ore 16.00.

👉🏻 Scadenza iscrizioni (massimo 40 posti per ciascuna diocesi), tramite adesione con posta elettronica (segreteria@caritasiglesias.it) entro sabato 3 maggio.

La Caritas propone due nuovi corsi di formazione per la sessione primaverile

Per la sessione primaverile (che chiude l’anno pastorale 2024-2025), la Caritas diocesana di Iglesias propone due nuovi percorsi di formazione per volontari: il corso base per nuovi operatori (proposta che da anni accompagna gli itinerari formativi della Caritas diocesana) e il corso avanzato sull’ascolto; quest’ultimo riproposto per la seconda volta dopo l’esordio del gennaio scorso. Entrambe le proposte costituiscono delle opportunità importanti per sostenere un servizio qualificato nella testimonianza della carità.

Clicca qui per avere maggiori informazioni sul nuovo corso base di formazione per volontari e operatori pastorali delle Caritas parrocchiali (sessione primaverile 2025).

Clicca qui per avere maggiori informazioni sul corso di formazione avanzato sull’ascolto “Dalla comunicazione alla relazione” (sessione primaverile 2025).

Corso di formazione avanzato sull’ascolto: “Dalla comunicazione alla relazione”

Il corso è rivolto in particolare: ai  volontari che hanno già effettuato il corso base e saranno impegnati in un servizio di ascolto; ai volontari che operano già nei Centri di ascolto e desiderano approfondire la propria preparazione; agli operatori pastorali che svolgono un servizio caritativo a livello parrocchiale, incentrato sull’ascolto e sulla relazione d’aiuto.

Per ogni modulo il corso prevede delle esercitazioni di approfondimento rispetto ai contenuti proposti nelle sessioni formative d’aula.

Il corso è interamente curato dal dott. Sergio Murgia, psicologo del lavoro, psicoterapeuta e collaboratore dell’équipe formatori della Caritas diocesana di Iglesias. Fra i temi proposti: comunicare per capire; ascoltare per comprendere; gli ostacoli dell’ascolto; uscire da sé per accogliere l’altro; in me vive un tesoro; percezione della realtà e relazione con l’altro; dall’ascolto empatico all’ascolto simpatetico. La durata di ogni modulo sarà di circa 3 ore.

La Caritas diocesana propone una sessione primaverile del corso per l’anno pastorale 2024-2025, che inizierà giovedì 15 maggio 2025 presso l’Auditorium del Palazzo Vescovile, dalle ore 16.30.

A seguire le informazioni per l’iscrizione, le note logistiche e i contenuti dei moduli formativi:

 

MODULO TEMATICHE  DATA
1 Comunicare per capire

 

Giovedì 15 maggio 2025
(ore 16.30-19.30)
2 Ascoltare per comprendere

 

Giovedì 22 maggio 2025
(ore 16.30-19.30)
3 Gli ostacoli dell’ascolto

 

Giovedì 29 maggio 2025
(ore 16.30-19.30)
4 Uscire da sé per accogliere l’altro

 

Giovedì 5 giugno 2025
(ore 16.30-19.30)
5 In me vive un tesoro Giovedì 12 giugno 2025
(ore 16.30-19.30)
6 Percezione della realtà e relazione con l’altro

 

Giovedì 19 giugno 2025
(ore 16.30-19.30)
7 Dall’ascolto empatico all’ascolto simpatetico

 

Giovedì 26 giugno 2025
(ore 16.30-19.30)

 

Clicca qui per scaricare il programma in pdf del corso.

Si chiede agli interessati di inviare le adesioni alla Segreteria della Caritas diocesana entro venerdì 11 maggio 2025 al seguente indirizzo di posta elettronica: segreteria@caritasiglesias.it; comunicando il nome, il cognome, il numero di telefono e la specificazione del corso al quale si aderisce: “Corso avanzato sull’ascolto”.

La Caritas diocesana

Online la newsletter n. 10 delle Caritas diocesane della Sardegna IMPEGNO CARITAS dedicata alla Quaresima/Pasqua 2025

È online il decimo numero della newsletter delle Caritas diocesane della Sardegna IMPEGNO CARITAS dedicato alla Quaresima/Pasqua 2025. Guidati dall’anno giubilare in corso e dal tema propostoci dal Santo Padre, con la newletter n. 10, dal titolo “Tu sei la mia speranza” (Sal 71,5), ci si è soffermati sulla speranza in senso cristiano, fondata sul Signore: una speranza che non illude e non delude. Sono molte le occasioni in cui noi per primi sperimentiamo il senso e la portata di questa speranza nell’esperienza quotidiana di servizio ai poveri, sperando che anche i beneficiari della nostra azione caritativa possano riacquistare, riaccendere, ravvivare una speranza nel bene, nella vita, nel rapporto con gli altri e con l’Altro, anche grazie alla testimonianza della carità offerta dalle nostre Caritas. Una speranza che sa pazientare e che non lascia mai soli nel momento della prova: in questo modo la testimonianza della carità diventa testimonianza di speranza.

Le storie raccontate dalle dieci Caritas diocesane sarde, all’interno della pubblicazione, costituiscono una testimonianza concreta di speranza e un valido strumento di animazione in questo importante momento liturgico quaresimale, prossimo alla Pasqua.

La newsletter è disponibile cliccando qui dove può essere scaricata in formato pdf.

Corso base di formazione per volontari e operatori pastorali delle Caritas parrocchiali (sessione primaverile 2025)

Al via il corso base di formazione per volontari e operatori pastorali delle Caritas parrocchiali della Diocesi di Iglesias (sessione primaverile 2025). Quanti intendono impegnarsi a vario titolo nei diversi servizi caritativi dovrebbero maturare la consapevolezza che la fonte primigenia da cui scaturisce qualsiasi azione di prossimità è l’Amore di Dio. Caritas Christi urget nos, ci ricorda San Paolo (2 Cor 5,14): solo se si è realmente conquistati dall’Amore del Signore Gesù il nostro agire è mosso in direzione del prossimo e del bene comune. Per promuovere e far progredire questa consapevolezza, la Caritas diocesana propone anche per il 2024 alcune sessioni formative per nuovi volontari e operatori pastorali delle Caritas parrocchiali. La formazione è parte essenziale e irrinunciabile del volontariato in Caritas e serve a far crescere la testimonianza comunitaria della carità, la quale si sviluppa anche nella misura in cui cresce il numero di persone formate alla carità; vale a dire di testimoni capaci di vivere nella quotidianità uno stile di vita impregnato di carità cristiana.

A tale scopo la Caritas diocesana propone:

A seguire le informazioni per l’iscrizione, le note logistiche e i contenuti dei moduli formativi:

 

MODULO TEMATICHE  DATA
1 Conoscenza dei partecipanti.  Una conoscenza personale su “che cos’è la testimonianza della Carità e che cosa non è; quali sono i motivi che ci spingono a fare volontariato”. “Ogni uomo è una storia sacra”. Lavoro di gruppo a partire da un contributo video.

 

Martedì 29 aprile
(ore 16.00-19.00)
2 Cinquant’anni di Caritas, a partire dall’art. 1 dello Statuto (la “prevalente funzione pedagogica”). Testimonianze video di vari direttori e altri protagonisti in 50 anni di servizio. L’ascolto come dimensione propedeutica a qualunque servizio caritativo.

 

Martedì 6 maggio
(ore 16.00-19.00)
3 Elementi teologico-pastorali, aspetti costitutivi e identitari sulla Caritas, partendo dalla Sacra Scrittura e dai documenti: Evangelizzazione e Testimonianza della Carità; La Carta pastorale; La Caritas parrocchiale.

 

Martedì 13 maggio
(ore 16.00-19.00)
4 L’osservazione del disagio attraverso l’ascolto delle storie di vita. Come ascoltare le richieste, leggere i bisogni e orientarsi negli interventi. L’importanza di lavorare in rete.  Come lasciare “traccia” dell’ascolto delle storie di vita. Il Centro di Ascolto: funzione e compiti (Come testimoniare la carità nella comunità). Spunti per la progettazione socio-pastorale.

 

Martedì 20 maggio
(ore 16.00-19.00)
5 L’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse: funzione e compiti. Accenni su Ospoweb e Ospo risorse (Quale aiuto per la comunità; quale animazione possibile). Dal locale al globale, dalla carità alla giustizia: l’educazione alla giustizia, alla pace e alla mondialità (il GDEM, funzioni e compiti). Gestione e rendicontazione amministrativa delle risorse.

 

Martedì 27 maggio
(ore 16.00-19.00)
6 Ascoltare Osservare e Discernere per animare la comunità. Privacy, tutela dei minori e degli adulti vulnerabili (secondo le indicazioni di Caritas Internationalis e Caritas Italiana). Verifica sul corso e indicazioni su possibili ambiti di impegno per il futuro.

 

Martedì 3 giugno
(ore 16.00-19.00)
7 Visita ad alcune “Opere segno“ della Caritas diocesana, accompagnati dagli operatori esperti.

 

Data e orario da definire

 

Clicca qui per scaricare il programma in pdf del corso.

 

Si chiede agli interessati di inviare le adesioni alla Segreteria della Caritas diocesana entro venerdì 25 aprile 2025, scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica:
segreteria@caritasiglesias.it; comunicando il nome, il cognome e il numero di telefono e la speecifica del corso: “Corso base”.

La Caritas diocesana

Giornata di condivisione della Caritas diocesana di Iglesias con il Vescovo, S.E. Mons. Mario Farci

Lunedì 24 marzo la Caritas diocesana di Iglesias ha vissuto una mattinata di condivisione con il nuovo vescovo, Mons. Mario Farci. La giornata è iniziata con un momento di confronto e di conoscenza presso l’Auditorium vescovile, a Iglesias, guidato dal direttore Raffele Callia, con i racconti delle attività portate avanti dall’équipe Caritas diocesana, dai volontari dei Centri di ascolto di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Santadi e Fluminimaggiore, del Servizio di sostegno economico di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco e Santadi e dei giovani volontari in Servizio civile a Iglesias e Carbonia. Il vescovo, che per statuto è il naturale presidente della Caritas diocesana, ha dialogato con i volontari sui bisogni e sulle criticità del Sulcis-Iglesiente, toccando la tematica della disoccupazione e della crisi industriale, con una particolare preoccupazione per la condizione giovanile. In chiusura di questo momento di confronto sono stati presentati tre progetti portati avanti nell’ambito della Promozione umana integrale:  “Una chiave spalanca l’orizzonte”, che si rivolge a quegli adolescenti, di età compresa tra i 12 e i 17 anni, che stanno vivendo un periodo di particolare affaticamento psicologico, proponendo attività creative e l’utilizzo di diversi linguaggi espressivi;  “Cambia le tue stelle”, che si rivolge a ragazzi e giovani di età compresa tra i 14 e i 22 anni in carico all’USSM (Ufficio Servizio Sociale Minori)/CGM (Centro di Giustizia Minorile) e sottoposti a procedimento penale, attraverso percorsi socio-educativi di prevenzione delle recidive, con l’obiettivo di proporre svariati approcci riabilitativi, applicando il metodo dei piani individualizzati ed avvalendosi dell’attività gruppale ed esperienziale; e infine il progetto “ALI – Attraverso il lavoro insieme”, che ha l’obiettivo di orientare alla formazione professionale e al lavoro persone provenienti da contesti di disoccupazione di medio-lungo periodo, necessitanti di percorsi di riconversione professionale e adeguamento delle competenze in ambito lavorativo. La mattinata è poi proseguita con la visita al progetto “Emporio della Solidarietà”, sito in Iglesias all’interno dell’Exmà, e al progetto “Orti solidali di comunità”, ubicato in località Monti Santu a Iglesias. La giornata di condivisione si è infine conclusa con il pranzo e un momento di convivialità presso la Casa di prima accoglienza “Santo Stefano”, al quale hanno preso parte anche i volontari e gli ospiti della Casa e del Dormitorio.

Ilaria Perduca

Un po’ di luce sarda nelle tenebre di Haiti

Foto di Susan Mohr (Unsplash)

La sofferenza provocata dal terribile terremoto avvenuto ad Haiti il 12 gennaio 2010 non è ancora cessata, in un prolungato contesto di gravissima povertà e di fortissima instabilità istituzionale. Dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, nel luglio del 2021, su quella poverissima porzione d’America si è abbattuto un terribile vortice di incessante violenza. Il vuoto di potere istituzionale, infatti, è stato rapidamente riempito dalla brutalità delle bande armate, già legate da tempo ad alcune élite di potere presenti nel Paese.

A guidare Haiti dal punto di vista formale è un Consiglio presidenziale di transizione (costituito da alcuni rappresentanti del Paese), formatosi proprio a seguito della rivolta delle bande armate, nel 2024. In realtà, le gang non solo non sono sparite ma si sono pure coalizzate sotto la guida di un ex poliziotto, Jimmy Chérizier, in un gruppo denominato “Viv Ansanm”. Tale gruppo assalta privati e famiglie, uccidendo senza troppi scrupoli e alcune volte sequestrando i malcapitati (se si reputa di ricavarne un guadagno). Tutto ciò senza risparmiare le organizzazioni umanitarie.

Secondo le Nazioni Unite, più di un milione di haitiani sono sfollati internamente a cause delle violenze e come scrive il quotidiano spagnolo El País, nel suo editoriale, «i bambini di Haiti non possono più aspettare. Il Paese ha bisogno di un intervento determinato e coordinato per garantire la loro protezione e gettare le basi per una ripresa reale e sostenibile. È un obbligo morale e un imperativo umanitario». A proposito dell’infanzia haitiana, il portavoce dell’Unicef, James Elder, ha affermato che tra il 2023 e il 2024 la violenza sessuale contro i minori ad Haiti, soprattutto bambine, è decuplicata.

La realtà haitiana è ben conosciuta dalle Caritas della Sardegna, le quali avevano promosso diverse iniziative umanitarie in occasione del dopo terremoto, in collaborazione con le Figlie di Maria Ausiliatrice operanti in loco. In tutti questi anni sono rimasti vivi i contatti e l’attenzione fraterna. In queste ultime settimane, peraltro, la Delegazione regionale Caritas della Sardegna ha accolto la loro richiesta di sostenere un progetto (denominato “Per crescere bene. L’educazione è essenziale”) volto a favorire, per un semestre, il rinforzo della sicurezza alimentare ed educativa di 50 bambini haitiani.

L’impegno delle Figlie di Maria Ausiliatrice in favore del diritto all’educazione in Haiti è molto apprezzato. L’obiettivo del progetto sostenuto dalle Caritas sarde è quello di promuovere lo sviluppo umano, fisico e culturale dei bambini attraverso l’istruzione, ma anche attraverso il sostegno sociale, psicologico e nutrizionale. Dato il trauma subito, le Suore salesiane ritengono che il sostegno psicologico sia essenziale per la loro guarigione. Anche una dieta sana è essenziale per il loro recupero fisico. La casa che ospita i bambini, che funziona come “struttura protetta”, è gestita da una comunità di formatori, assistenti laici e altri professionisti. Tuttavia, a causa della crisi economica e politica che il Paese sta attraversando, le risorse finanziarie per sostenere il progetto sono diminuite, mentre aumenta il rischio di abbandono dei minori a causa della violenza delle gang e dell’insicurezza.

Si tratta certamente di una piccola luce, nelle tenebre di una realtà terribile e complessa come quella haitiana, ma comunque in grado di riaccendere la speranza. Peraltro, nell’anno giubilare della speranza appare come un segno tangibile che rende ancora più forte il significato del Giubileo.

Raffaele Callia

Le responsabilità dell’Unione Europea nell’attuale conflitto in Congo

“Esprimo la mia preoccupazione per l’aggravarsi della situazione securitaria nella Repubblica Democratica del Congo. Esorto tutte le parti in conflitto ad impegnarsi per la cessazione delle ostilità e per la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari. Seguo con apprensione anche quanto accade nella capitale, Kinshasa, auspicando che cessi quanto prima ogni forma di violenza contro le persone e i loro beni. Mentre prego per il pronto ristabilimento della pace e della sicurezza, invito le autorità locali e la comunità internazionale al massimo impegno per risolvere con mezzi pacifici la situazione di conflitto”.

Sono le parole di Papa Francesco, pronunciate all’udienza generale del 29 gennaio scorso. Lo stesso giorno in cui era previsto un incontro tra i presidenti della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, con la mediazione del presidente del Kenya; incontro poi saltato poiché le relazioni tra i due Paesi si sono interrotte.

Quanto sta avvenendo nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, nella regione di Kivu Nord, in particolare nella città di Goma (oltre 700.000 abitanti), è nient’altro che il seguito di una lunga catena di conflitti e violenze che si sta perpetuando da decenni in quell’area e che affonda le sue radici nel terribile genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994 (tra l’etnia dei Tutsi e quella degli Hutu), in cui persero la vita non meno di 800.000 persone.

In quella stessa area sono presenti decine di milizie armate che controllano il territorio e – causa principale dei conflitti in corso – sfruttano illegalmente i minerali di cui il sottosuolo è assai ricco, in particolare oro, tungsteno e soprattutto tantalio e niobio (due minerali noti come coltan), i quali risultano strategici per la produzione delle moderne tecnologie come computer e smartphone. A spadroneggiare è in particolare il gruppo armato denominato “M23”, il quale, nato nel 2009 come milizia in difesa dei tutsi residenti nel Nord Kivu ritenuti minacciati dalle autorità congolesi, è accusato di avere stretti legami con il Ruanda, a cui sembrerebbe garantire lo sfruttamento dei minerali di cui questo Paese non è in possesso. Come sostengono diversi analisti, grazie a questi commerci illegali il Ruanda riuscirebbe ad essere il secondo esportatore mondiale di coltan e di altri minerali, nonostante ne sia sprovvisto nel proprio territorio.

Dopo dieci anni di attività a bassa e media intensità, il gruppo M23 ha espanso il suo controllo e ha recentemente conquistato la città di Minova (a 45 chilometri da Goma), provocando lo sfollamento di almeno mezzo milione di persone e portando a 4,5 milioni il numero di sfollati in tutta l’area del Kivu. Donne in attesa, bambini e anziani stanno vivendo in condizioni di estrema precarietà, con accesso limitato all’acqua, al cibo e ai servizi essenziali.

A fronte di questo drammatico scenario risulta particolarmente controverso l’accordo che l’Unione Europea ha stipulato con il Ruanda il 19 febbraio dello scorso anno per l’approvvigionamento di minerali e che – come già sottolineato – questo Paese africano non possiede nel proprio territorio, risultando incoerente rispetto ai molteplici pronunciamenti a favore di un commercio trasparente e tracciabile dei minerali rari. Inoltre, va precisato che l’Unione Europea in questi ultimi anni ha finanziato l’esercito ruandese per decine di milioni di euro.

L’accordo di cooperazione sulle materie prime stipulato tra la UE e il Ruanda il 19 febbraio 2024 viene ampiamente criticato dalla Repubblica Democratica del Congo e da quanti ritengono esista una contraddizione profonda tra le conseguenze sostanziali alla firma di quell’atto e i valori formali propugnati dall’Unione Europea, in particolare in tema di difesa dei diritti umani.

Raffaele Callia

I cristiani del Libano, testimoni del Vangelo della carità

Sabato 25 gennaio, per la quarta volta in 38 anni, Terralba ha ospitato la marcia della pace. Testimone di questa edizione è stato mons. Cesar Essayan, Vicario apostolico della Chiesa latina in Libano, un Paese tristemente coinvolto nella guerra in atto tra lo Stato di Israele e Hezbollah, l’organizzazione paramilitare islamista sciita.

A conclusione della Marcia, che si è svolta lungo le vie del comune oristanese fino alla concattedrale di San Pietro, si è tenuto un momento di preghiera per la pace. A offrire una riflessione dai profondi contenuti evangelici e ricca di testimonianza personale è stato proprio mons. Essayan.

Nato il 27 maggio 1962 a Sayda, in Libano, dopo gli studi preliminari e secondari al Collegio dei Fratelli Maristi, ha seguito i corsi di Ingegneria presso l’Università “Saint Joseph”. Nel 1986 è entrato nell’Ordine francescano dei minori conventuali. Ha frequentato Filosofia e Teologia presso l’Università “San Bonaventura”, a Roma. Dopo il noviziato, a Padova, ha emesso i voti temporanei l’8 settembre 1988 e quelli perpetui il 21 settembre 1993. È stato ordinato sacerdote il 17 aprile 1993. Il 2 agosto 2016 (all’epoca Padre Essayan era Custode Provinciale del Libano), dopo la rinuncia di mons. Paul Dahdah, Papa Francesco lo ha nominato Vicario Apostolico di Bairut (Libano), assegnandogli la sede titolare vescovile di Mareotes.

Mons. Essayan, nella sua riflessione proposta in occasione della Marcia della pace, ha ricordato come proprio quest’anno ricorre il 50° anniversario dello scoppio della guerra civile in Libano, un piccolo Paese di soli 10.452 chilometri quadrati che ha saputo superare varie crisi – anche grazie alla presenza dei militari italiani, impegnati in missioni di pace – e fare della convivenza delle differenze culturali e religiose una caratteristica peculiare. Non a caso, ha ricordato mons. Essayan, «è stato definito da Papa Giovanni Paolo II come “un messaggio”, non solo per il Medio Oriente ma per il mondo intero». Ed è proprio quel “messaggio”, ha precisato il Vicario Apostolico del Libano, «che ancora oggi vogliamo annunciare e difendere: il messaggio di un Libano che rinasce dalle sue ceneri ogni volta che sanguina, fino a morire. Parlare del Libano e del suo popolo è raccontare la Salvezza che si attua quando il Vangelo viene preso sul serio, malgrado tutto».

Nella sua testimonianza mons. Essayan ha ricordato che in Libano, in tutti questi anni e anche recentemente «le porte delle chiese e degli istituti religiosi sono rimaste sempre aperte per tutti, senza distinzione di appartenenza religiosa e culturale». Guidati dal Vangelo della Carità i cristiani hanno dato prova di fedeltà all’insegnamento del Signore Gesù, accogliendo quanti hanno avuto bisogno; anche quando ciò è avvenuto in modo problematico e in circostanze di particolare tensione. Così è avvenuto anche recentemente nei confronti dei profughi del Sud del Libano, nelle settimane di conflitto con l’esercito israeliano.

L’auspicio, ha precisato mons. Essayan – il quale è nato in una famiglia armeno-ortodossa, è cresciuto nei Fratelli Maristi, ha frequentato la Chiesa maronita ed è imparentato con dei mussulmani – è che il Libano in questo 2025 possa continuare ad essere un “messaggio di pace” per tutto il mondo, secondo la definizione datane da San Giovanni Paolo II, proprio perché da sempre crocevia di tante fedi, di tante religioni, di tante culture e di tanti popoli.

Raffaele Callia