L’impegno dell’Area Immigrazione per i fratelli stranieri

Il Centro d’ascolto “Il Pozzo di Giacobbe” è denominato così perché fa riferimento all’episodio in cui Gesù incontra la Samaritana. Coloro che giungevano dalla Samarìa erano considerati “stranieri”, “barbari”, “impuri” per un giudeo. Ne Vangelo si racconta che Gesù diede scandalo per il suo atteggiamento accogliente verso una persona che, secondo la mentalità del tempo, avrebbe dovuto respingere. La Caritas, e dunque la Chiesa, desidera seguire l’esempio di Gesù e intende contrastare l’atteggiamento alquanto ostile di molta parte della società del nostro tempo nei confronti dello straniero.

L’impegno della Caritas diocesana nel servizio a favore dei migranti risale a molti anni fa, quando sia con le accoglienze ordinarie alla Casa Santo Stefano sia con i percorsi di ascolto e accompagnamento dei detenuti stranieri, si cominciò ad offrire una specifica attenzione nei loro confronti. Un’esperienza assai significativa fu quella del 2011, quando si presentò l’occasione di accogliere un gruppo di 9 Somali inseriti nel Progetto ENA (Emergenza Nord Africa).  L’esperienza si rivelò positiva non solo per i migranti ma anche e soprattutto per gli operatori della Caritas, che a vario titolo s’impegnarono nel servizio, mettendo in pratica le parole del Vangelo: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt. 25,35). Anche grazie a quell’esperienza sono caduti molti pregiudizi e si è rafforzata la consapevolezza che siamo tutti esseri umani, a prescindere dal colore della pelle.

Dopo quella prima esperienza, proprio quando si ventilava la chiusura della Provincia di Carbonia-Iglesias e con essa del suo Centro Servizi per l’Immigrazione, la Caritas diocesana non ha voluto far mancare un servizio a favore dei migranti presenti nel territorio, istituendo, grazie a un progetto finanziato dalla Caritas Italiana (con Fondi CEI 8xmille) un primo Centro d’ascolto espressamente dedicato a loro (“Il Pozzo di Giacobbe”). Per una persona che, dopo una tragica esperienza di viaggio, arriva in un Paese straniero di cui non conosce la lingua, gli usi e i costumi, è motivo di conforto e di speranza trovare un luogo in cui esprimere i bisogni, l’ansia per le condizioni precarie, i progetti per il futuro.

L’impegno della Caritas non è, come talvolta si crede, quello di fare semplicemente la carità. Anche quello, certo, ma si tratta, soprattutto, di accogliere il migrante, accompagnarlo in un percorso di vita, fornirgli gli strumenti per raggiungere una completa autonomia. Compito non semplice, ma essenziale. L’ascolto è solo la prima fase dell’accoglienza. Una volta individuati i bisogni si devono mettere in campo le strategie adeguate per accompagnare la persona, senza però sostituirsi ad essa. Bisogna innanzitutto favorire l’apprendimento della lingua, con l’iscrizione ai corsi di l’alfabetizzazione, guidare il migrante nelle pratiche burocratiche (permesso di soggiorno, carta d’identità, tessera sanitaria, codice fiscale, ecc.) e talvolta sostenerlo nella ricerca di un alloggio. In casi di estrema necessità, la Caritas diocesana può offrire una breve ospitalità nella Casa di prima accoglienza “Santo Stefano” e un riparo notturno per i senza tetto nel Dormitorio attiguo. Queste strutture, insieme al Centro d’ascolto per stranieri e alle altre “opere-segno” presenti nella Diocesi (come, ad esempio, l’Emporio della Solidarietà), sono affidate quasi esclusivamente al servizio gratuito dei volontari che provengono dalle varie Parrocchie della Diocesi. È importante, infatti, che tutta la comunità cristiana sia parte attiva nella costruzione di un mondo migliore, divenendo accogliente e solidale nei confronti degli “ultimi”, come sempre ci ricorda Papa Francesco.

Caterina Moro

Diocesi di Iglesias. Indicazioni del Vescovo per vivere personalmente e comunitariamente la Terza giornata mondiale dei poveri

Nella luce dell’Anno Santo della Misericordia è ormai il terzo anno che il Papa invita tutta la Chiesa, nella XXXIII domenica del Tempo Ordinario (quest’anno il prossimo 17 novembre), a celebrare con intensità la Giornata Mondiale dei Poveri.

Voglio perciò esortare ogni battezzato e ogni Comunità cristiana della nostra Diocesi a lasciarsi coinvolgere con impegno nella riflessione, nella preghiera e nella solidarietà per i poveri e con i poveri, guidati dal Messaggio di Papa Francesco sul tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” (Salmo 9/10).

Siamo chiamati come Chiesa nella vita ordinaria di ogni giorno ad imitare l’ascolto attento e pieno di amore di Dio per i poveri. Siamo chiamati ad avere una attenzione d’amore verso ogni povero, perché nessuno di loro abbia a perdere la speranza nella salvezza.

In questo impegno a seminare speranza nei fratelli sperimenteremo anche noi l’amore di Dio: “I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo” (Messaggio, n.9).

Si sviluppi una particolare attenzione ai temi suggeriti dal Messaggio del Papa, in particolare nelle celebrazioni eucaristiche di sabato 16 e domenica 17, e nelle diverse iniziative che ogni Comunità potrà realizzare.

Vi esorto ad accogliere i suggerimenti e le proposte che la Caritas diocesana, l’Ufficio Catechistico e l’Ufficio Liturgico hanno pensato per questa III Giornata Mondiale dei Poveri.

È importante che tutti prendiamo consapevolezza della realtà della povertà nella sua complessità, anche attraverso il servizio di quanti ascoltano e osservano sistematicamente il disagio dei nostri fratelli. A questo proposito segnalo che la Delegazione regionale della Caritas, l’11 novembre p.v., presenterà a Sassari il “Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2019” (disponibile da quel giorno sul portale www.caritassardegna.it).

Invito anche caldamente a conoscere meglio alcuni fra i tanti servizi caritativi presenti in Diocesi, sorti dalla collaborazione tra la Caritas e le comunità parrocchiali. Alcuni di essi rimarranno aperti in determinati orari per consentire, attraverso il dialogo con i volontari presenti, di “venire e vedere”, secondo l’esortazione evangelica.

Mi auguro che la nostra Chiesa viva al meglio questa III Giornata Mondiale per i Poveri e possa crescere nella testimonianza della carità e nell’esperienza dell’amore di Dio, a cui siamo chiamati nella fede del nostro Battesimo.

+ Giovanni Paolo Zedda

Materiali utili per la Giornata
Il testo del messaggio del Papa
La Scheda sugli aspetti liturgici, a cura dell’Ufficio liturgico diocesano
Le iniziative promosse nella Diocesi di Iglesias

In osservazione del disagio. Il prezioso servizio dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse (OPR)

L’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse (OPR) nasce sulla base della sollecitazione emersa nel corso del secondo Convegno ecclesiale nazionale (Loreto 1985) ed ha, quindi, una funzione esplicitamente pastorale. È uno strumento della Chiesa diocesana affidato alla Caritas, quale “strumento a disposizione della Chiesa locale, per: aiutare la comunità cristiana a osservare sistematicamente le situazioni di povertà, di disagio, di emarginazione, di esclusione presenti sul territorio e le loro dinamiche di sviluppo rivolgendosi, in modo comunicativo, alla comunità ecclesiale e all’opinione pubblica, favorendo il coinvolgimento e la messa in rete dei diversi attori sociali impegnati sul territorio; verificare ed approfondire l’utilizzo delle risorse e stimolare eventuali proposte di intervento”. (Cei, Nota pastorale “La Chiesa in Italia dopo Loreto”, 1985).

Destinataria principale del lavoro dell’OPR è l’intera comunità cristiana, nell’ottica della «prevalente funzione pedagogica» della Caritas. Tale funzione è finalizzata all’acquisizione della consapevolezza che la testimonianza della carità da parte della comunità nel suo insieme, va tradotta in vita vissuta con la disponibilità e il servizio, la prossimità e l’ospitalità, il dono di sé e dei propri beni, l’attenzione alle necessità del vicino di casa come ai grandi problemi del mondo, la passione per la pace e la giustizia.

L’OPR intende offrire alle comunità locali degli strumenti di analisi perché la carità cristiana non si esaurisca nell’elemosina ma comprenda la conoscenza delle cause della povertà e delle risorse disponibili sul territorio per contrastarle, la promozione, a livello locale, di eventuali servizi specifici o iniziative di aiuto. L’Osservatorio si rivolge anche alla comunità civile, cercando di offrire il contributo della propria conoscenza per il miglioramento dell’offerta dei servizi e per l’individuazione delle priorità degli interventi.

Un interlocutore privilegiato dell’OPR è rappresentato dalle Parrocchie: da valorizzare, per la ricchezza e l’unicità del punto di vista che potenzialmente possono assumere rispetto al proprio territorio e alle povertà che la stessa può esprimere e al contempo arginare; da coinvolgere, perché assumano consapevolezza di questo loro ruolo privilegiato e crescano nella “abilità” di leggere il proprio territorio, per cercare di avere una conoscenza concreta, puntuale e coraggiosa delle condizioni di difficoltà e di bisogno esistenti all’interno della vita della comunità. L’intento non è un semplice monitoraggio dei bisogni da assistere, ma lo sforzo di comprendere le persone con problemi, l’esame dei fenomeni di emarginazione ed esclusione e le relative cause, le sfide socio-culturali, i meccanismi di insensibilità ed egoismo individuale e collettivo.

Anche la nostra Caritas diocesana si è dotata di questo strumento pastorale (lo compongono la scrivente unitamente a delle giovani volontarie): un primo risultato è stata  la pubblicazione, lo scorso anno, del primo Rapporto diocesano sulle povertà, presentato nella sala polifunzionale del Comune di Carbonia, il 30 novembre 2018.

Il documento, elaborato utilizzando principalmente i dati dei Centri di Ascolto (CdA) diocesani e parrocchiali riferiti all’anno precedente, offre uno spaccato delle situazioni di povertà ed emarginazione presenti nel territorio diocesano. Dopo un’analisi dei principali dati socio-anagrafici delle persone che si sono rivolte ai CdA (numero di persone ascoltate, età e genere, livello di istruzione, situazione occupazionale…), il documento analizza le richieste ricevute e gli interventi effettuati, ma soprattutto i bisogni rilevati dagli operatori durante l’ascolto, che fanno spesso emergere situazioni di difficoltà e di disagio inespresse ma non per questo meno dolorose. Così, se le richieste hanno riguardato principalmente beni e servizi materiali, e sussidi economici, alla povertà materiale di cui sono espressione si accompagnano spesso problemi derivanti dalla perdita o dalla mancanza di lavoro, problemi familiari, problematiche abitative e/o sanitarie. Per questo, gli interventi effettuati, pur dando risposte alle richieste più pressanti, hanno riguardato anche il coinvolgimento di enti e/o parrocchie, l’orientamento verso servizi specifici, pubblici o privati, l’offerta di consulenze professionali; insomma una presa in carico globale ed un accompagnamento verso una responsabilizzazione e promozione della persona.

Il rapporto può costituire un utile strumento per capire il nostro “qui e ora”; quali segnali provengono dal nostro territorio oggi e quali problemi sarà chiamata ad affrontare la nostra società domani, prima che diventino emergenze.

Poiché l’attività di osservazione va considerata come metodo pastorale ordinario e sistematico di approccio alle realtà, l’Osservatorio costituisce uno strumento in continua evoluzione, da migliorare ed affinare continuamente, in modo da costituire uno strumento sempre più utile ai fini pastorali per i quali è nato.

Maria Marongiu

“Inspire to change”. La Caritas incoraggia la riflessione e il volontariato tra i giovani studenti

Le numerose problematiche sociali e culturali che l’attuale società ci propone ogni giorno ci portano inevitabilmente a dover trovare risposte sempre più concrete e a cercare nuove soluzioni. Non sempre però si trovano giovani che dedicano la loro attenzione al mondo che gli circonda e a come certe scelte o indifferenze possano poi essere dannose per il futuro.

Nel rapporto diocesano sulle povertà presentato nel 2018 viene rilevato proprio l’aumento della povertà fra i giovani. Questa povertà non è solamente materiale ma ha una struttura multidimensionale che si riflette sulla cultura civica anche dei più piccoli: povertà di educazione alla cittadinanza, a fronte di crescenti fenomeni di devianza e di illegalità diffusa; povertà morale e di senso, col crescere di fenomeni quali il suicidio; povertà affettivo-relazionale, analfabetismo emotivo.

Da qui nasce il nostro progetto “Inspire to change”, uno strumento che riconoscendo la necessità di sensibilizzare gli studenti delle scuole primarie e secondarie rispetto ai temi della cittadinanza attiva, all’interiorizzazione, al rispetto delle regole, all’educazione alla mondialità e alla pace, al rispetto e al valore del nostro prossimo e alla solidarietà, vuol stimolare la curiosità all’informazione su ciò che ci circonda, alla conoscenza della diversità presente nel mondo, della sua ricchezza e di come, anche se tutte diverse, le persone siano tutte uguali, in modo da arricchire la propria cultura all’impegno del bene comune e al saper vivere in comunità con solidarietà. Quella solidarietà, basata sulla comune appartenenza all’umanità, che esprime in concreto il sentimento di fraternità, creando anche un’importante funzione pedagogica attraverso il gioco e l’azione. I nostri animatori si sono formati in precedenza attraverso l’esperienza in servizio civile, abbracciando i valori dell’obiezione di coscienza e della cittadinanza attiva. E ad oggi la loro formazione continua. Prendendo spunto dalla famosa frase di Gandhi “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” ci auguriamo che attraverso la nostra missione di riflessione i nostri giovani crescano con consapevolezza e determinazione per il loro futuro.

Elena Sanna

Caritas “in-formazione”. Caritas diocesana e proposte formative per le Foranie della Diocesi (anno 2019-2020)

Fin dall’inizio del suo pontificato Papa Francesco ha esortato tutti noi ad essere “Chiesa in uscita”. È questo uno dei motivi principali che ha spinto i componenti dell’équipe della Caritas diocesana a intraprendere un cammino verso il territorio della nostra Diocesi, offrendo in primo luogo un supporto formativo alle Parrocchie per far nascere la Caritas parrocchiale qualora non ci fosse o dare nuovi impulsi alle Caritas parrocchiali esistenti. In questo percorso formativo sono invitati anche gli altri gruppi caritativi esistenti nelle varie comunità parrocchiali, così come qualsiasi operatore pastorale che voglia approfondire e capire meglio che cosa fa la Caritas, come agisce e per conto di chi agisce, quale sia il metodo, chi sono e cosa fanno gli operatori pastorali della carità.

La formazione costituisce un elemento essenziale, non accessorio, della testimonianza della carità. Ad essa si deve fare riferimento prima di intraprendere qualsiasi progetto e nello stesso tempo non si può e non si deve fermare solo alla fase iniziale, dovendo considerarsi costante e permanente.

La formazione permette di promuovere la crescita umana e un adeguato stile di servizio delle persone e dei gruppi che intendono impegnarsi nel servizio caritativo. Nello stesso tempo genera una conoscenza diretta del “Vangelo della carità” e una diversa consapevolezza anche in termini di fede, in particolare nel dare compimento al comandamento dell’amore in senso cristiano (cfr. Gv, 13,34).

La Caritas sperimenta quindi un tipo di formazione che integra, alimenta ed è alimentata dalla sua azione pastorale di promozione della testimonianza comunitaria della carità. È quindi un elemento costitutivo della (e nella) vita della Chiesa, che integra la dimensione dell’annuncio e della lode a Dio. Dimensione essenziale, dunque, nella misura in cui è in grado di esprimere e realizzare la sua prevalente funzione pedagogica: aiutare tutta la comunità a testimoniare l’amore di Dio, promuovendo la promozione integrale della persona (di tutta la persona e di tutte le persone), la pace e la giustizia sociale.

Per aiutare le Caritas parrocchiali (organismo pastorale istituito per animare la comunità parrocchiale) a vivere la testimonianza della carità non solo come fatto privato ma soprattutto come esperienza comunitaria, la Caritas diocesana organizza, per l’anno pastorale 2019-2020, degli itinerari formativi (“corsi base”) da realizzarsi nel territorio delle quattro Foranie della Diocesi:

  • Forania di Iglesias, novembre a dicembre 2019;
  • Forania di Carbonia, da gennaio a febbraio 2020;
  • Forania di S. Antioco, da febbraio a marzo 2020;
  • Forania del Sulcis, da aprile a maggio 2020.

Si invitano pertanto le Parrocchie, ed in particolare i Parroci (di diritto, presidenti delle Caritas parrocchiali) a cogliere in modo propizio questa occasione formativa, dando in tempo utile la propria adesione direttamente alla Caritas diocesana (chiamando al numero 0781.33999 o scrivendo all’indirizzo segreteria@caritasiglesias.it).

L’équipe formatori della Caritas diocesana di Iglesias

“Ascoltare chi ha bisogno di aiuto per servire la patria”. Fare Servizio civile nei Centri di ascolto della Caritas diocesana

Siamo Sara, Laura, Giuseppe e Giacomo e prestiamo Servizio civile presso la Caritas diocesana di Iglesias. Facciamo parte del progetto “Parlami, ti ascolto”, che opera presso due Centri d’ascolto della Caritas: uno ad Iglesias, chiamato “Marta e Maria”, situato presso via della Decima 4; l’altro a Carbonia, chiamato “Madonna del Buon Consiglio” e situato in via Satta. In entrambi i casi, i Centri d’ascolto hanno la stessa funzione di aiuto, sostegno e accompagnamento delle persone in difficoltà.

Insieme verso un obiettivo comune: aiutare gli altri

Il Servizio civile nazionale è un’opportunità che viene offerta ai giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni. Si tratta principalmente di un anno di formazione basato su alcuni principi fondamentali, come la difesa della patria in maniera non armata, l’educazione ai valori della solidarietà e la partecipazione alla cittadinanza attiva: un anno durante il quale si acquisiscono maggiori consapevolezze e si riflette sulla propria persona e sul proprio futuro, di conseguenza, a conti fatti, ognuno gli attribuisce il proprio significato personale. Ognuno di noi sta vivendo in modo particolare questa esperienza, di cui vorremmo dare testimonianza.

Sara racconta…

Mi chiamo Sara, ho 19 anni, vivo ad Iglesias e mi sono diplomata presso il Liceo linguistico l’anno scorso. Ho iniziato la mia esperienza al Centro d’ascolto di Iglesias il 15 gennaio. La decisione di intraprendere questo percorso è nata dalla curiosità, ma anche dal desiderio di mettermi in gioco e rendermi utile. Ho sempre avuto tante aspettative in merito al Servizio civile e al mio percorso all’interno di esso. È ovvio che quando s’inizia un’esperienza si è diversi; quando si va avanti alcune cose cambiano. Durante i primi mesi di servizio ho avuto modo di conoscere i volontari degli altri progetti, ma soprattutto la mia compagna di viaggio, Laura, con la quale ho instaurato un legame non solo collaborativo ma anche di amicizia. Accompagnate da volontarie più esperte, abbiamo sperimentato l’ascolto “silente”, un tipo di ascolto secondo il quale mentre l’interlocutore parla, l’ascoltatore, più che sulle risposte, si concentra sulle parole dell’altro e sull’osservazione dello stato d’animo della persona che si ha di fronte. Potrebbe sembrare banale ma in realtà l’ascolto silente insegna tanto; infatti, molto spesso, presi dalla voglia di dare una risposta all’altro non ascoltiamo, ci limitiamo a sentire e a rispondere superficialmente. Posso dire che questo tipo di ascolto mi ha insegnato tanto non solo in funzione del mio servizio ma anche per la mia vita privata: mi ha insegnato a non avere fretta di rispondere, a meditare, ad osservare ma anche ad affrontare la paura che si ha prima di iniziare una nuova esperienza: quella di non trovare le parole giuste o, peggio, non riuscire a conversare con la persona e non saper contenere le emozioni di fronte a determinati casi. Quando abbiamo iniziato gli ascolti ho capito che in realtà le conversazioni con gli utenti vengono in modo naturale, ma anche che saper contenere le emozioni è difficile di fronte a certi casi, in quanto questo tipo di servizio richiede tanta empatia. Sono giunta ormai a metà percorso e riassumerei ciò che ho imparato in questi mesi con la regola della Caritas “cuore caldo e mente fredda”, che sostanzialmente significa sii empatico ma anche razionale: accogli l’altro nel miglior modo possibile, fatti carico prima dei suoi bisogni e poi delle sue richieste senza fretta, fallo non solo usando il cuore ma anche la mente. 

Laura racconta…

Mi presento: sono Laura e ho 23 anni. Abito ad Iglesias e sono diplomata al Liceo artistico della mia città. Svolgo Servizio civile in Caritas presso il Centro d’ascolto “Marta e Maria” con la mia collega Sara. Ho deciso di intraprendere questo percorso per maturare e ampliare la mia visione personale sulla situazione della popolazione della mia città, capirne i veri bisogni e cercare di dare una mano ad essa. Nell’arco dei primi mesi abbiamo affrontato le lezioni di formazione, durante le quali ho avuto modo di conoscere e di lavorare in gruppo nelle varie attività con i ragazzi degli altri progetti della mia città e non solo. Nel quotidiano ho imparato il lavoro di squadra con la mia collega, svolgendo le varie mansioni del nostro Centro d’ascolto, tra cui la compilazione delle schede sia cartacee che sulla piattaforma online Ospoweb. Gli ascolti degli utenti del nostro Centro, dapprima silenti durante i primi mesi di formazione, si sono via via trasformati in vere e proprie conversazioni con le persone. Penso di aver cambiato e ampliato la mia visione sulla situazione della popolazione della mia città, capendo quanto disagio e sconforto si possano nascondere dietro a un sorriso; ma anche la difficoltà di saper leggere quanto si nasconde dietro al volto delle persone. Sono felice del rapporto con la mia collega, maturato in questi mesi, durante i quali abbiamo scoperto di avere molte passioni in comune: è nata così una splendida amicizia che ci accompagna anche fuori dalle nostre ore di servizio.

Giacomo racconta…

Ho 23 anni e sono di Iglesias. Ho iniziato il mio percorso di servizio civile il 15 Gennaio 2019 presso il Centro d’ascolto “Madonna del Buon Consiglio” a Carbonia, tramite il progetto “Parlami, ti ascolto” della Caritas diocesana. La realtà del Centro d’ascolto Caritas si è rivelata in positivo, diversa dalle mie prospettive; in quanto io sono ateo e quindi tutt’altro che persona religiosa. Certo, parlando di umani fra umani non si possono escludere piccoli dibattiti e discussioni all’interno di un contesto che ricorda parecchio quello familiare, fortunatamente; ma sono irrilevanti se si pensa al bene che si può compiere assieme e, soprattutto, allo scopo comune che spinge noi ragazzi in servizio e gli operatori a badare, nel nostro piccolo, ai più bisognosi. Ho imparato, e tuttora continuo ad imparare, dei principi che passano in maggior parte come scontati; ma posso garantire che non lo sono. Questi principi riguardano l’ascolto e le relazioni con il prossimo, le quali hanno bisogno di una base empatica per essere bilanciate e corrette, sia nel caso delle relazioni d’aiuto, sia tra gli stessi operatori. Si apprende la tolleranza nei confronti di chi, probabilmente anche a causa dei propri bisogni e delle proprie lacune, si presenta con toni aggressivi e prepotenti ma non impossibili da gestire in maniera adeguata. Il tutto si riflette totalmente con la vita quotidiana e la socializzazione. Mi spiego meglio: penso che tantissime volte, nel corso della nostra esistenza, siamo noi i cosiddetti “poveri”. Tutti abbiamo bisogno di qualcosa: a livello materiale e in enormi quantità a livello emotivo, il che ci porta a non aver alcuna differenza con le persone (non “utenti”) che si rivolgono a noi esponendo i propri problemi, cercando comprensione e aiuto. Penso anche che nessuno al mondo sia immacolato e che tutti pecchiamo in qualcosa. Desiderando però essere capiti. Bisogna quindi sforzarsi di entrare un minimo nei panni altrui, che spesso non son poi così differenti dai nostri. Dare il proprio contributo non è utile solo alla solidarietà ma anche al considerare l’altro per la propria dignità di persona. Sentirsi una risorsa per la società contribuisce a una maggior consapevolezza delle proprie capacità e ciò può renderci delle persone migliori, in grado quindi di migliorare, anche solo con un sorriso, la vita degli altri. In fondo siamo tutti uguali. Abbiamo solo delle esigenze diverse.

Giuseppe racconta…

Mi chiamo Giuseppe, ho 20 anni e sono di Iglesias. Ho iniziato il mio percorso di servizio civile a febbraio presso il Centro d’ascolto “Madonna del Buon Consiglio” di Carbonia. Essendo una nuova esperienza, non sapevo cosa avrei trovato nel mio cammino. Perciò le aspettative erano tante e soprattutto differenti. In questi mesi ho avuto modo di legare con il mio collega, Giacomo, e con le volontarie più esperte che ci hanno aiutato a conoscere quest’aspetto del volontariato a me nuovo. Ho sperimentato l’ascolto silente e con esso ho avuto modo di ascoltare varie esperienze di vita e venire a conoscenza di condizioni a cui non avevo mai rivolto un solo pensiero. Ascoltando, sono entrato in una realtà differente dalla mia. In quanto giovane non pensavo esistessero certe situazioni o almeno non cosi tante. Prima dell’inizio del servizio, ho sempre pensato unicamente alle situazioni positive che ci potrebbero capitare nella vita. Avendo la possibilità di confrontarmi quotidianamente con diversi tipi di persone e situazioni ho avuto la fortuna di capire che è importantissimo per ognuno di noi pensare anche alle cose negative che ci potrebbero succedere, in modo tale da essere sempre pronti ed affrontare al meglio qualunque difficoltà. Proprio per questo motivo ho tentato di immedesimarmi nelle altre persone. Senza questa esperienza non credo che mi sarei mai soffermato in pensieri così profondi e non sarei venuto a conoscenza di tante sfaccettature della nostra società che, purtroppo, per tante persone sono difficili da affrontare.

Giacomo Giroli, Sara Manis, Laura Tocco, Giuseppe Virdis

 

Caritas e contrasto della povertà educativa. Gli “assegni di studio” agli studenti meritevoli delle scuole di Iglesias, in memoria di Pino Corgiolu e Michele Loi

La Caritas diocesana di Iglesias offre da qualche anno il proprio contributo nella lotta alla dispersione scolastica e nel contrasto della povertà educativa, che si fa sempre più insistente nelle comunità del Sulcis-Iglesiente. Nell’ambito dell’iniziativa progettuale denominata “Famiglie che si aiutano”, a conclusione dell’Anno scolastico 2018-2019, la Caritas ha conferito degli assegni di studio agli studenti meritevoli che si sono distinti, pur fra diverse difficoltà, per il loro impegno nella scuola secondaria. Nel mese di maggio tali assegni sono stati conferiti a Sant’Antioco, nella biblioteca del Liceo Scientifico “E. Lussu”, a Carbonia, nella sede dell’IPIA, a Fluminimaggiore e Buggerru, presso le rispettive sedi delle scuole secondarie di primo grado, e a Santadi, presso l’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente “S. Cettolini”.

Sabato 6 luglio è stata la volta degli studenti di Iglesias, nell’ambito di un’iniziativa che, in collaborazione con la Società Operaia e Industriale di Mutuo Soccorso, da qualche anno intende associare il conferimento degli assegni di studio a una cerimonia (tenutasi anche questa volta presso l’Aula magna dell’Istituto Asproni), in memoria di due minatori del territorio, distintisi per le loro lotte a tutela del lavoro: Pino Corgiolu (1915-2003) e Michele Loi (1936-2014).

Ad Iglesias gli studenti premiati, individuati dai dirigenti e dai docenti delle rispettive scuole, sono stati in tutto 10 (4 ragazzi e 6 ragazze): 4 dell’I.I.S. IT. Minerario “Asproni” – ITCG “Fermi”; 2 del Liceo Scientifico “Asproni” – Liceo Artistico “Branca”; 2 dell’I.P.I.A “G. Ferraris” e 2 dell’Istituto “C. Baudi di Vesme”. Oltre ai premiati, alla cerimonia erano presenti i loro familiari, alcuni docenti, il direttore e una collaboratrice della Caritas diocesana (Raffaele Callia e Caterina Moro), il neo presidente e il presidente uscente della Società Operaia e Industriale di Mutuo Soccorso (Stefano Corda e Pierina Chessa) e i familiari di Michele Loi (la moglie Rosetta Diana e la figlia Cinzia).

I ragazzi hanno ricevuto ciascuno una pergamena e un assegno del valore di 200 euro, quale riconoscimento per essersi distinti nell’impegno scolastico, ottenendo ottimi voti. L’iniziativa, dal significativo valore pedagogico, mira a far comprendere ai ragazzi l’importanza dello studio come strumento per il raggiungimento dell’autonomia personale, nonché di una formazione valida anzitutto per la vita oltre che per il lavoro.

Come accennato in precedenza, ad Iglesias tale premiazione, grazie all’impulso di un donatore che pur rimanendo nell’anonimato continua a promuovere e sostenere generosamente tale iniziativa, intende fare memoria anche di due iniziatori e principali animatori dell’occupazione delle locali miniere nel 1971, scaturita in difesa di tanti posti di lavoro: Pino Corgiolu e Michele Loi.

Come si legge nella brochure realizzata per la circostanza, in occasione di quell’occupazione “la partecipazione cittadina fu straordinaria. Protrattasi anche in occasione della Pasqua, richiamò in miniera gran parte della città, in una impressionante gara di solidarietà”.

Di origine ogliastrina, Pino Corgiolu dopo l’8 settembre del ’43 fu internato dai tedeschi in Grecia. Rientrato in Italia dopo la guerra si trasferì a Carbonia per lavorare in miniera. Verrà poi assunto dalla Monteponi, presso la fonderia, per poi essere trasferito nella miniera di Campo Pisano. Di lui si legge, nella citata brochure, che fu “punto di riferimento dei lavoratori e avanguardia riconosciuta delle lotte minerarie”. A lui spettò il compito di pronunciare “l’intervento a nome dei minatori nella seduta pubblica che la “Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti della criminalità in Sardegna” (presieduta da Giuseppe Medici) tenne ad Iglesias nel 1970.

Nato e vissuto ad Iglesias, Michele Loi oltre ad essere stato uno stimato lavoratore della Monteponi fu anche un apprezzato sportivo, dedito all’atletica attraverso la Polisportiva Monteponi (detentore per oltre tre lustri del record sardo dei 10.000 metri). Di lui si legge che fu “schivo nell’assumere ruoli di esposizione pubblica [e che] accetterà solo dopo molte insistenze la candidatura al Consiglio comunale di Iglesias, ove siederà nella legislatura 1980-1985”.

Valori quali l’impegno, il sacrificio, la rinuncia, lo studio e la solidarietà riecheggiano nella memoria di questi due testimoni delle lotte minerarie: un lascito importante per le generazioni future ma anche per i tanti giovani che ancora oggi reclamano come punti di riferimento degli autentici e credibili testimoni di vita.

Caritas diocesana

Contrasto della povertà educativa. La Caritas conferisce gli “assegni di studio” agli studenti meritevoli delle scuole di Carbonia, Buggerru, Fluminimaggiore, Santadi e Sant’Antioco

Da tempo la Caritas diocesana di Iglesias offre il proprio contributo nella lotta alla dispersione scolastica e nel contrasto della povertà educativa, che si fa sempre più insistente nelle comunità del Sulcis-Iglesiente. Diverse le misure d’intervento adottate anche quest’anno, in un’ottica di prevenzione e contenimento del disagio giovanile. Nell’ambito dell’iniziativa progettuale denominata “Famiglie che si aiutano”, a conclusione dell’Anno scolastico 2018-2019, la Caritas ha conferito degli assegni di studio agli studenti meritevoli che si sono distinti, pur fra diverse difficoltà, per il loro impegno nella scuola secondaria.

La misura specifica degli “assegni di studio”, che si avvale di risorse messe a disposizione dal “Fondo di Solidarietà” della Diocesi di Iglesias, è stata proposta dalla Caritas diocesana quale “servizio segno” per contrastare l’abbandono scolastico e incoraggiare i giovani nella prosecuzione degli studi. Lo studio, infatti, rappresenta una risposta insostituibile nel percorso di autonomia delle generazioni e dunque dell’intera comunità. Gli elevati indici di dispersione scolastica del territorio suonano come un urgente campanello di allarme; una risposta a questi problemi, dunque, costituisce un impegno concreto nel contrasto della povertà, compreso quella educativa. La misura degli “assegni di studio” vuole essere un segno semplice ma concreto per sostenere l’impegno dei giovani nella costruzione del loro futuro e di quello della comunità in cui vivono.

A Sant’Antioco la breve cerimonia di consegna si è svolta il 18 maggio nella biblioteca del Liceo Scientifico “E. Lussu”, alla presenza del prof. Orsolino Murgia, delegato della dirigente prof.ssa Rosanna Sardu, del direttore della Caritas, Raffaele Callia, e di un referente del Centro d’ascolto interparrocchiale “San Francesco e Santa Chiara” di Sant’Antioco. Sono stati consegnati gli “assegni di studio” del valore di 200 euro ciascuno a 5 alunni: due del Liceo scientifico “E. Lussu” e tre dell’IPIA “E. Loi”. Nello stesso giorno, la cerimonia di consegna è stata ripetuta nella sede dell’IPIA di Carbonia, dove la rappresentanza della Caritas è stata accolta dalla dirigente prof.ssa Rosanna Sardu. Sono state consegnati altri 5 “assegni di studio” agli alunni degli Istituti di Istruzione Superiore “E. Loi”, “Gramsci-Amaldi”, “Angioy” e “Beccaria”. I beneficiari e i genitori presenti hanno ringraziato per il riconoscimento e lodato l’iniziativa per il suo significato pedagogico-sociale.

Giovedì 23 maggio 2019, invece, è stata la volta degli alunni di Fluminimaggiore e Buggerru. Negli edifici scolastici di entrambi i paesi, isolati e spesso dimenticati dalle istituzioni, si è tenuta la cerimonia di premiazione dei vincitori degli “assegno di studio”, che ha visto coinvolti i ragazzi, gli insegnanti, il direttore e alcuni operatori della Caritas, fra cui una rappresentante del Centro di ascolto interparrocchiale “Mater Misericordiae” di Buggerru-Fluminimaggiore. Si è trattato anche in questo caso di un segno di incoraggiamento per i piccoli studenti, un invito a rimboccarsi le maniche e una preziosa occasione per ricordare loro quanto lo studio sia importante e fondamentale per la crescita e la formazione di valide risorse, che andranno a supportare le proprie famiglie e l’intera società.

Il 30 maggio è stato il turno degli studenti della quinta classe dell’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente “S. Cettolini” di Santadi. Anche in questo caso i ragazzi hanno avuto un riconoscimento dalla Caritas diocesana di Iglesias per essersi distinti nell’impegno scolastico, ottenendo ottimi voti, come sostenuto dagli insegnanti e dalla dirigente scolastica. Anche con questa consegna degli assegni di studio si è ancora una volta esplicitata l’azione della Caritas che, come da statuto, svolge una funzione prevalentemente pedagogica; mira, infatti, a far comprendere ai ragazzi l’importanza dello studio come strumento per il raggiungimento dell’autonomia personale, nonché di una formazione generale e specifica. In un territorio a vocazione agricola, come quello del basso Sulcis, per fortuna sono ancora molti i giovani attratti dalla possibilità di vivere a contattato con la natura, ridonando anche valore ad attività che per secoli hanno fatto da traino per l’economia locale. Presenti alla consegna, oltre al direttore della Caritas diocesana, anche alcuni collaboratori della Caritas, fra cui le volontarie del Centro di ascolto interparrocchiale “Madre Teresa di Calcutta” di Santadi. All’incontro ha preso parte anche l’Animatrice di Comunità del “Progetto Policoro”, Marta Cocco, che ha presentato le opportunità offerte dal Progetto creato nel 1995 da don Mario Operti (Policoro è la città lucana dove nacque il progetto), per dare la possibilità ai giovani di creare delle piccole imprese e continuare a sperare nel futuro. Gli studenti di Santadi hanno potuto così conoscere diverse iniziative promosse anche grazie a questo progetto, come l’attività avviata da un’apicultrice della zona.

Sabato 6 luglio sarà la volta degli studenti di Iglesias, nell’ambito di una iniziativa che, in collaborazione con la Società Operaia e Industriale di Mutuo Soccorso, intenderà associare il conferimento degli assegni di studio ad una cerimonia (che si terrà al mattino presso l’Aula magna dell’Istituto Asproni) alla memoria di due minatori del territorio, distintisi per le loro lotte a tutela del lavoro.

Emanuela Frau, Caterina Moro, Chiara Pusceddu

“Una testimonianza d’Amore che evangelizza”. X Convegno regionale delle Caritas parrocchiali: l’introduzione del Delegato regionale

Sabato 25 maggio 2019, a Mogoro (nell’Anfiteatro comunale, via del Campo) dalle 9.30 alle 13, si è tenuto il X Convegno regionale delle Caritas parrocchiali, dal titolo Una testimonianza d’Amore che evangelizza. L’iniziativa, aperta anche alle realtà caritative di natura ecclesiale, pone al centro il servizio della testimonianza della Carità coniugandolo, al medesimo tempo, con il compito di annunciare il Vangelo.

A seguire il testo dell’introduzione al Convegno proposto dal Delegato regionale della Caritas, Raffaele Callia


Introduzione al Convegno

Il titolo del tema scelto per questo decimo convegno pone al centro chiaramente l’obiettivo di coniugare, nella vita ordinaria di ogni membro della Chiesa, la testimonianza della Carità con l’annuncio del Vangelo.

Soprattutto in questi ultimi anni, col moltiplicarsi di progetti, servizi e opere caritative un po’ ovunque, anche nelle nostre Chiese locali si avverte il pericolo – che rischia di trasformarsi in subdola tentazione di mero efficientismo – di rimanere schiacciati sull’attivismo e sul “fare affannoso”, perdendo di vista un compito essenziale per ogni battezzato, vale a dire “essere” annunciatori autentici e testimoni credibili del Vangelo. Un tema, dunque, che appare particolarmente urgente nella vita delle nostre comunità, a cominciare dalle Parrocchie.

Proprio ieri l’altro, in occasione della Messa celebrata a San Pietro per l’apertura della XXI Assemblea generale della Caritas Internationalis – la confederazione delle oltre 160 Caritas nazionali di tutto il mondo – Papa Francesco ha ribadito come la Chiesa non debba essere una sorta di “modellino perfetto”, che si compiace di se stessa, della propria organizzazione e che risponde a “logiche di tipo aziendale”. Essa, invece, è chiamata allo slancio evangelico.

Riferendosi alla storia delle prime comunità cristiane, il Papa ha tracciato l’itinerario di una “Chiesa sempre in cammino”. Una Chiesa che poggia su tre elementi essenziali: “l’umiltà dell’ascolto, il carisma dell’insieme, il coraggio della rinuncia”. Una Chiesa dove non ci sia “la tentazione dell’efficientismo”.

“Povere, quelle Chiese particolari – dice il Papa – che si affannano tanto nell’organizzazione, nei piani, di avere tutto chiaro, tutto distribuito. A me fa soffrire. Gesù non ha vissuto così, ma in cammino, senza temere gli scossoni della vita. Il Vangelo è il nostro programma di vita, lì c’è tutto. Ci insegna che le questioni non si affrontano con la ricetta pronta e che la fede non è una tabella di marcia, la fede è una “Via” (At 9,2) da percorrere insieme, sempre insieme, con spirito di fiducia”.

Con questo spirito ci siamo ritrovati oggi, come comunità di persone amate da Dio e innamorate di Lui; persone che giungono da diverse parti dell’Isola, con storie diverse ed esperienze differenti ma tutte accomunate dal privilegio di servire il Signore ogni giorno attraverso il servizio ai poveri.

La nostra regione ecclesiale si compone di 10 Diocesi e comprende complessivamente 619 Parrocchie. Come in altre regioni d’Italia, non in tutte è presente una Caritas parrocchiale, con un’organizzazione stabile e dotata di volontari e servizi, ma a tutte è comunque richiesta un’attenzione specifica alla testimonianza della Carità, come dimensione imprescindibile della vita della Chiesa (unitamente all’evangelizzazione e alla vita sacramentale). Peraltro, a tutte le Parrocchie è chiesto di vivere nella comunione ecclesiale con le proposte e i servizi promossi dalle Caritas diocesane. Quest’ultime, d’altro canto, hanno nella promozione e nell’accompagnamento delle Caritas parrocchiali uno dei compiti principali del loro servizio. Tema assai importante e che, nell’affanno di dare risposte immediate nelle continue emergenze, rischia di essere trascurato se non addirittura abbandonato.

È sempre bene ricordare che la Caritas parrocchiale è da considerare nell’ordine dei mezzi e non dei fini. Il fine è che la Parrocchia viva quotidianamente il comandamento dell’Amore evangelico e sia nel territorio segno di speranza e di prossimità concreta.

La Caritas parrocchiale ha allora senso se serve ad aiutare la Parrocchia a realizzare una delle sue funzioni vitali: lo spirito e la pratica dell’Amore, affinché la comunità si renda credibile e riconoscibile da tutti. Ha senso se serve: a prendere piena coscienza del rapporto indissolubile tra catechesi, liturgia e carità; a favorire un cambiamento di mentalità e di prassi, passando dalla delega in favore di alcuni alla partecipazione di tutta la comunità; a passare dall’elemosina e dalla mera assistenza fine a se stessa alla promozione umana integrale dei poveri e alla condivisione fraterna con i poveri. Ha senso se serve a passare dalla semplice conoscenza dei bisogni al “farsene carico”; a passare dalle risposte emotive e sporadiche al servizio organico e sistematico.

Per comprendere questo c’è bisogno di riscoprire quelle che sono le premesse teologiche e pastorali del servizio caritativo, come dimensione complementare della evangelizzazione. Ecco perché abbiamo pensato di chiedere a don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, di offrirci un suo contributo in proposito.

C’è anche bisogno di condividere le esperienze concrete, ascoltare la testimonianza di quanti vivono come noi, in modi differenti, l’impegno di una testimonianza della carità che sappia incarnarsi in tutte le dimensioni della vita della Chiesa. Ecco perché ci verranno raccontate tre esperienze provenienti da tre Diocesi della Sardegna. Tengo a precisare che non sono le uniche e forse neanche le migliori, ma sono indicative delle fatiche quotidiane che siamo chiamati a sostenere, dei sani errori che commettiamo per costruire le proposte e anche dei risultati positivi che possono essere replicati, adattandoli alle varie situazioni.

Con questo spirito iniziamo i nostri lavori e dunque auguro ad ognuno di voi un buon convegno.

Raffaele Callia
Delegato regionale Caritas Sardegna
Mogoro, 25 maggio 2019

Consegna degli assegni di studio agli studenti di Santadi, Sant’Antioco e Carbonia

Un momento della cerimonia a Santadi

Sabato 18 maggio 2019, presso gli Istituti “Beccaria” di Santadi, “E. Lussu” ed “E. Loi” di Sant’Antioco, “Angioy”, “Gramsci Amaldi”, “Beccaria” ed “E. Loi” di Carbonia, verranno conferiti degli “assegni di studio” agli studenti che si sono distinti per il loro profitto nel corso dell’Anno scolastico.
L’iniziativa rientra nel progetto Famiglie che si aiutano, promosso dalla Caritas diocesana. La misura specifica degli “assegni di studio”, che si avvale di risorse messe a disposizione dal “Fondo di Solidarietà” della Diocesi di Iglesias, è stata proposta dalla Caritas diocesana quale “servizio segno” per contrastare l’abbandono scolastico ed incoraggiare i giovani nella prosecuzione degli studi. Lo studio, infatti, rappresenta una risposta insostituibile nel percorso di autonomia delle generazioni e dunque dell’intera comunità.

«Gli elevati indici di dispersione scolastica – sostiene Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias – suonano come un urgente campanello di allarme. Una risposta a questi problemi costituisce un impegno concreto nel contrasto della povertà, compreso quella educativa. La misura degli “assegni di studio” vuole essere un segno semplice ma concreto per sostenere l’impegno dei giovani nella costruzione del loro futuro e di quello della comunità in cui vivono».

La Caritas diocesana