Emergenza Coronavirus e Centri di ascolto Caritas. Prosegue l’impegno nella Diocesi di Iglesias

Ingresso della sede della Caritas diocesana

Anche in questo periodo di emergenza sanitaria, ad Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Santadi, Fluminimaggiore e Buggerru, i Centri di ascolto della Caritas diocesana continuano a garantire il proprio servizio. Proseguono insieme ad altre realtà ecclesiali e non, in rete, lavorando con un unico obiettivo: aiutare il prossimo in modo da assicurare che non manchi mai l’essenziale, a cominciare proprio dall’ascolto, offrendo una parola di conforto e di speranza, in un momento di grande disorientamento per tutti. Dall’ascolto si passa al gesto di prossimità concreta, garantendo che nessuno sia lasciato solo e ognuno possa sentire di appartenere a un’unica comunità, nella quale ci si prende cura gli uni degli altri.

Anche i Centri d’ascolto si attengono strettamente alle regole richieste dalla Caritas diocesana ed imposte dai provvedimenti normativi nazionali e territoriali. Il servizio continua a rimanere attivo, seppure con modalità diverse rispetto al passato. Per evitare assembramenti le persone possono entrare una alla volta e gli ambienti vengono costantemente sanificati e areati, tutelando i volontari e i beneficiari del servizio. Si cerca il più possibile di non far mancare il tradizionale clima di accoglienza ed empatia che sempre deve caratterizzare il servizio al prossimo, compreso quello imprescindibile dell’ascolto, pur dietro a una mascherina.

Gli effetti delle misure adottate dal governo si stanno ripercuotendo sulla nostra comunità, facendo aumentare il numero delle persone che richiedono una mano d’aiuto: lavoratori, commercianti e piccoli imprenditori di aziende artigiane che oggi devono lasciare la serranda abbassata. Ci troviamo davanti a famiglie che vivono in un territorio già segnato dalla crisi economica e che si rivolgono ai Centri di ascolto per richiedere una mano d’aiuto o semplicemente per avere un po’ di conforto. “Siamo tutti sulla stessa barca” ci ricorda Papa Francesco. Ed è proprio in questo mare di incertezza e di sconforto che siamo chiamati a mettere in pratica i doni delle virtù teologali: la fede, la speranza e la carità; che ci invitano a vivere come fratelli, aiutandoci l’un l’altro per abbracciare sempre di più un mondo fatto di prossimità. Grazie alla collaborazione dei volontari, la solidarietà non è venuta meno nonostante le misure di sicurezza imposte delle autorità civili per contrastare il diffondersi della pandemia.

Iglesias. I Centri d’ascolto di Iglesias (“Marta e Maria” e “Il Pozzo di Giacobbe” per stranieri), pur avendo ridotto i giorni di servizio settimanali, continuano a garantire il sevizio in presenza svolto in sede, garantendo anche un ascolto telefonico sempre operativo, 24 ore su 24. I Centri di ascolto operano in rete con i Servizi sociali del Comune, con le Caritas parrocchiali della città, con i Gruppi del volontariato vincenziano e con Sodalitas. Inoltre, ad Iglesias la Caritas diocesana è sempre disponibile ad attivarsi, laddove servisse, per rispondere a situazioni economiche di particolare urgenza, a fornire consulenza legale ed orientamento nella rete dei servizi, ad ospitare le persone per una prima accoglienza e a fornire una risposta al bisogno alimentare attraverso l’Emporio della Solidarietà.

Carbonia. In questo periodo di emergenza, la Caritas ha intensificato la sua presenza grazie alle tante persone che, nelle Caritas parrocchiali, hanno continuato ad essere segno di prossimità e di sostegno concreto. Il Centro di ascolto inter-parrocchiale “Madonna del Buon Consiglio”, data la situazione di particolare rischio alla quale sono esposti diversi volontari, ha dovuto limitare i giorni di accesso ma ha comunque messo a disposizione un numero telefonico per le emergenze. Tramite il Centro di ascolto e il “Centro unico di raccolta e distribuzione viveri”, la Caritas a Carbonia è stata inserita nel Centro Operativo Comunale (COC) e, a seguito della firma di un’apposita convenzione, è stata incaricata della preparazione e distribuzione di pacchi viveri e generi di prima necessità alle persone in difficoltà.  Dal 13 marzo, data di attivazione del COC, le richieste pervenute sono in continuo aumento e dare risposte immediate ed efficaci diventa sempre più impegnativo per i tanti volontari che quotidianamente, in rete, si spendono con altri gruppi di volontariato della città.

Sant’Antioco. Sono diverse le attività svolte in questo periodo anche dal Centro d’ascolto inter-parrocchiale “San Francesco e Santa Chiara” di Sant’Antioco. A seguito dell’attivazione del protocollo con il Comune di Sant’Antioco, si sta garantendo una collaborazione sistematica con l’Amministrazione comunale. Diversi ascolti, aiuti concreti e l’intervento a seguito di apposite telefonate a persone sole ed anziane, stanno permettendo di cogliere diverse esigenze di questo periodo così complesso.

Santadi. Nel tempo che stiamo vivendo, segnato dall’emergenza coronavirus e dalle ristrettezze psicologiche e materiali che ciò comporta, ognuno di noi è chiamato a prendersi cura del prossimo. Nelle opere come nei pensieri dobbiamo far sentire la solidarietà cristiana, soprattutto noi come operatori dei Centri di ascolto Caritas siamo chiamati ad essere testimoni viventi della carità cristiana. Abbiamo tutti bisogno di spiritualità e di ritornare a Dio attraverso la preghiera. Anche al Centro di ascolto inter-parrocchiale di Santadi, “Madre Teresa di Calcutta”, i volontari si sforzano di garantire la vicinanza a tutto il popolo di Dio con l’ascolto e la preghiera, ancor più in questo periodo così difficile, nel quale è richiesta una maggiore intimità con Dio, facendo riscoprire il calore della preghiera a tu per tu col Signore.

Fluminimaggiore-Buggerru. Nel rispetto dei decreti governativi emanati a seguito dell’emergenza da coronavirus e in conformità con le disposizioni date dalla Caritas diocesana, il Centro di ascolto inter-parrocchiale “Mater Misericordiae” di Buggerru e Fluminimaggiore ha deciso di tenere aperto lo sportello di ascolto, seguendo nuove modalità atte alla tutela dei beneficiari e dei volontari, continuando l’opera di attenzione e cura al prossimo. Il servizio continua a lavorare in rete con le altre realtà socio-assistenziali presenti nel territorio, mettendo in essere anche altre attività che possano assistere gli indigenti anche dal punto di vista alimentare. Oltre al servizio di consegna dei beni alimentari presente in modo permanente attraverso le parrocchie interessate, i volontari del Centro d’ascolto si sono resi disponibili per nuove iniziative di solidarietà: nei market di Fluminimaggiore, da circa due settimane, vi è una raccolta viveri, grazie anche al contributo della protezione civile. Inoltre, si è resa necessaria la preparazione giornaliera di alcuni pasti caldi per persone in difficoltà. I volontari del Centro d’ascolto nella comunità di Buggerru hanno aderito all’iniziativa promossa da Supermercati di Sardegna e Caritas Sardegna #UNITIESOLIDALI e #ANDRÀTUTTOBENE, garantendo la raccolta di beni di prima necessità, coadiuvati da alcuni volontari per il trasporto dei viveri. Le comunità stanno rispondendo generosamente alle iniziative intraprese e si sta procedendo alla consegna dei viveri in favore di quanti ne hanno bisogno. L’emergenza è occasione per intensificare la relazione con Dio: senza ingigantire la situazione, senza cedere agli allarmismi, ma cogliendo l’occasione per sentirci parte di una comunità che sa inventare nuove forme di prossimità, sollecitudine e generosità verso i più deboli. Restando uniti riusciremo come cristiani a offrire un modo e uno stile nel vivere queste situazioni non da disperati ma da credenti, nel Dio della Vita e nella capacità dell’uomo di rinascere e ripartire. Tutto questo arricchisce il concetto di carità, la quale richiede di stabilire delle relazioni forti tra le persone. Continueremo il nostro servizio tenendo vivi i doni della fede, della speranza e della carità; virtù essenziali, da custodire e valorizzare in un tempo silenzioso e di riflessione come questo.

I referenti dei Centri di ascolto della Caritas diocesana di Iglesias
Anna Franca Manca, Maria Marongiu, Rafaela Milia, Stefania Taris, Franco Farris

Il Dormitorio Santo Stefano al tempo del COVID-19

Uno degli ambienti di accoglienza notturna del Dormitorio

Anche in questo periodo di emergenza, il Dormitorio della Caritas diocesana di Iglesias prosegue il proprio servizio a favore delle persone più bisognose, continuando ad accogliere gli ospiti presenti nella struttura, i quali, dal 9 marzo scorso sono accuditi anche nelle ore diurne. Questa decisione è stata presa dalla direzione della Caritas diocesana per salvaguardare la salute degli stessi ospiti e per evitare che questi ultimi incorressero nelle sanzioni previste dalla legge. Obbligate alla quarantena, le persone accolte nel Dormitorio si stanno rendendo utili con piccole attività lavorative all’interno della Casa e nell’orto presente all’interno dell’area dedicata.

In quest’articolo diamo voce a due degli ospiti attualmente presenti nel Dormitorio.

Simone. Ho vissuto e lavorato per 15 anni a Cesena. Con l’inizio della crisi economica sono stato licenziato e per alcuni mesi ho cercato una nuova occupazione. Alla fine sono stato costretto a chiedere ospitalità in un Dormitorio, a Cesena. Purtroppo non ho trovato un nuovo lavoro e avendo terminato i miei risparmi sono tornato ad Iglesias, dove ho chiesto aiuto a don Roberto Sciolla, il quale mi ha proposto di venire in questa struttura dove mi trovo attualmente. Devo dire che c’è una differenza tra il Dormitorio di Cesena e questa struttura: a Cesena l’ospitalità non superava le tre settimane, poi dovevi lasciare il Dormitorio ed eventualmente chiedere una nuova accoglienza dopo 6 mesi, mentre qui sono ormai alcuni anni che sono ospite, con il privilegio di essere uno degli ospiti “fissi” del Dormitorio. Do una mano d’aiuto nell’orto e nelle piccole manutenzioni della casa. Da alcuni mesi faccio parte del progetto “Fuori dall’ombra”, programma che prevede il coinvolgimento, alcuni giorni alla settimana, nel progetto “Orti Solidali di Comunità”, promosso sempre dalla Caritas diocesana. Questo progetto prevede un reinserimento progressivo in un’abitazione, per far sì che si riacquisti una certa autonomia. Ora siamo fermi a causa del Coronavirus. Speriamo che tutto questo finisca presto, per riprendere il percorso da dove è stato interrotto. Qui al Dormitorio mi trovo bene, anche se la mia aspettativa è quella di trovare un impiego così da essere nuovamente autosufficiente. Penso che la decisione di tenere tutti noi 24 ore su 24 all’interno del Dormitorio sia stata una scelta saggia, perché ha permesso a tutti noi di essere al sicuro e di ridurre al minimo la possibilità di contagio da Coronavirus; anche se qualche volta la convivenza tra noi può essere difficile.

Virgilio. Ero ospite di una Comunità di recupero, avendo problemi di alcolismo, quando son dovuto partire per Torino per assistere mio fratello gravemente malato e ricoverato in ospedale. Fortunatamente mio fratello è migliorato e ho fatto rientro ad Iglesias, convinto di poter riprendere in Comunità. Purtroppo, però, il mio rientro ha coinciso con l’epidemia di Coronavirus e gli operatori della Comunità mi hanno comunicato che non mi avrebbero potuto ospitare, provenendo io da una zona a rischio. Marco, un operatore della comunità, ha dunque preso contatto con gli operatori del Dormitorio, una struttura che io già conoscevo perché ero stato ospite altre due volte. Ho parlato con la Coordinatrice del Dormitorio la quale, come condizione per essere accolto, mi ha chiesto di effettuare un tampone. Sono andato all’Ospedale SS. Trinità di Cagliari e ho là fatto il tampone: il test è risultato negativo e così sono stato accolto. Qui mi trovo bene, mi sento in famiglia e c’è un bel confronto con gli operatori, che mi permette di essere ancora più tranquillo. Pochi giorni dopo il mio arrivo il Dormitorio ha chiuso le porte al mondo esterno. Inizialmente non è stato facile accettare questa decisione, perché mi limitava nella mia libertà (uscite, ricerca di piccoli lavori…); poi ho capito che era la cosa giusta da fare per noi stessi. Gli operatori ci hanno spiegato che in casi particolari possiamo uscire con alcune attenzioni: mascherina, guanti e autocertificazioni. La permanenza nella struttura è meno pesante perché fortunatamente ci sono ampi spazi, ci si confronta con gli altri ragazzi, si parla di quelle che sono le nostre speranze, le nostre aspettative per il futuro. Con gli altri ospiti ho un buon affiatamento; si scherza tra di noi.  Dove sarò fra alcuni mesi? Spero di riuscire a metter da parte un po’ di soldi e partire per Torino, non appena questa emergenza sanitaria sarà finita.

A cura di Simona Canzoneri

Coronavirus, la carità non si ferma. Intervista del Settimanale “Sulcis Iglesiente Oggi” al direttore della Caritas diocesana

Impegno solidale ed emergenza sanitaria, la pandemia non rallenta l’aiuto. Dialogo con Raffaele Callia, direttore diocesano e incaricato regionale Caritas

In questo tempo di Covid-19, qual è l’impegno della Caritas Italiana per aiutare chi è più nel bisogno?
La Chiesa italiana si è impegnata da subito nel dare una risposta alla grave emergenza dovuta al diffondersi del COVID-19. Alla Caritas Italiana, organismo pastorale della CEI, i Vescovi hanno affidato il non semplice compito di coordinare le iniziative solidaristiche delle Chiese locali, proprio perché – come ha dichiarato il presidente, Mons. Redaelli –, se a causa delle limitazioni imposte dalle norme straordinarie volute dalle autorità nazionali la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria hanno subito inevitabili limitazioni, non poteva invece venire meno la dimensione della Carità. A livello nazionale non è dunque mancata l’azione concreta e immediata della Caritas fin dai primissimi giorni di crisi. A questo proposito voglio ricordare che lo stesso Papa Francesco, tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il 12 marzo scorso ha donato 100mila euro alla Caritas Italiana per un primo significativo soccorso, in particolare a favore dei poveri e delle persone più deboli e vulnerabili. Inoltre, il giorno seguente la Presidenza della CEI, per sostenere le Caritas diocesane nella quotidiana azione di supporto alle persone in difficoltà a causa dell’emergenza, ha deliberato lo stanziamento di 10 milioni di euro derivanti da donazioni e dall’8xmille, permettendo di rafforzare l’azione consueta delle Caritas in Italia. Va ricordato a beneficio di tutti, anche con lo scopo di fare chiarezza e spegnere possibilmente ogni sterile e inutile polemica – assolutamente fuori luogo, visto il dramma che stiamo vivendo – che in linea di massima, i servizi caritativi in Italia, pur essendo stati costretti a una rimodulazione, assai significativa soprattutto nelle zone più colpite dal punto di vista sanitario, stanno continuando a garantire risposte importanti, in alcuni casi determinanti, ai bisogni di tanti fratelli e sorelle in difficoltà.

DSC_0585In Sardegna quali difficoltà si stanno affrontando, i servizi sono regolarmente erogati?
È ancora prematuro fornire statistiche esaustive sui bisogni emergenti e sulle problematiche sociali ed economiche legate alla pandemia nella nostra regione. A livello empirico, tuttavia, è possibile fare riferimento alle accresciute difficoltà di persone e famiglie che già vivevano in condizioni di precarietà: lavoratori in nero; cittadini stranieri che sbarcavano il lunario come venditori ambulanti; badanti e collaboratrici domestiche – per lo più straniere – trovatesi improvvisamente senza lavoro e spesso senza casa (ove soggiornavano per il lavoro); anziani soli dominati dalla paura; famiglie costrette di punto in bianco a farsi carico della didattica a distanza senza poter disporre di dispositivi congrui e di un’adeguata alfabetizzazione informatica; famiglie con figli portatori di disturbi del neurosviluppo o di bisogni educativi speciali, costretti a una non semplice quarantena; lavoratori autonomi, commercianti ed anche liberi professionisti rimasti a casa forzatamente e con una preoccupante prospettiva per il futuro. Sono solo degli esempi, molto concreti, che ci aiutano a raccontare una pagina inedita di fragilità inaspettate. Devo anche sottolineare il fatto che, proprio a causa del blocco più o meno generalizzato di un sistema economico assai precario nel nostro territorio, le prospettive per il futuro si configurano in modo tutt’altro che incoraggiante.
Come Delegazione regionale Caritas, e dunque come rete delle Caritas diocesane della Sardegna, in sintonia con i decreti del Governo, le indicazioni dei nostri Vescovi, della Conferenza Episcopale Italiana e di Caritas Italiana, ci siamo adoperati da subito per portare avanti i servizi essenziali in favore delle persone più fragili e bisognose, con piena assunzione di responsabilità, con tutte le cautele del caso e la prudenza necessaria per evitare inutili rischi. C’è un grande sforzo da parte di tutte le Caritas diocesane nel dare una risposta alle richieste di aiuto, sia in termini morali, psicologici e relazionali, con un servizio di ascolto che si è dilatato anche attraverso il telefono, sia in termini di prossimità concreta attraverso gli aiuti alimentari, i sussidi economici, i farmaci, ecc. Devo anche dire che se è vero che sono grandi i problemi ancor più grande è la solidarietà che si sta registrando a livello generale: dal piccolo contributo dato in semplicità da tante persone, anche nella disponibilità di un servizio volontario o di un’offerta in denaro, alla significativa disponibilità delle catene dei market che si sono mobilitate per dar vita alle cosiddette “spese solidali”. Questo rende giustizia rispetto a una certa narrativa e testimonia un’attestazione di fiducia dei tanti che vedono nella Chiesa un interlocutore autorevole.

Nella diocesi di Iglesias quali servizi sono attivi?
Inizierei col dire che le nostre parrocchie, se è vero che hanno subito delle limitazioni per quanto attiene le celebrazioni e le attività catechistiche, con lo scopo di evitare gli assembramenti, non hanno mai smesso di costituire un riferimento importante per quanti hanno delle difficoltà sotto ogni profilo, da quello morale e spirituale a quello prevalentemente materiale. Pertanto, le Caritas parrocchiali, e più in generale i servizi caritativi a livello parrocchiale, devono continuare ad essere considerati dei punti di riferimento imprescindibili per quanti dovessero trovarsi in difficoltà.
Dal canto suo la Caritas diocesana, pur costretta anch’essa a rimodulare il proprio operato in virtù delle restrizioni imposte dall’emergenza, continua a garantire i servizi essenziali alle persone più fragili e bisognose. Pertanto è bene ricordare che restano aperti i Centri di ascolto di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Santadi e Buggerru/Fluminimaggiore, seppure con diverse restrizioni e precauzioni; ecco perché suggerisco previamente un contatto telefonico con i servizi, utile anche per un primo ascolto. Restano aperti il Dormitorio, la Casa di prima accoglienza “Santo Stefano” e l’Emporio della Solidarietà (tutti a Iglesias); i Centri di raccolta e distribuzione viveri di Carbonia e Sant’Antioco. Peraltro, la Caritas diocesana continua a garantire il Servizio di Sostegno Economico per far fronte alle necessità più urgenti, oltre che la consulenza e l’orientamento alla rete dei servizi territoriali, a cominciare da quelli istituzionali. Rispetto a quest’ultimo aspetto, voglio ricordare che la Caritas è in stretto e costante contatto con i Centri Operativi delle principali Amministrazioni comunali del Sulcis-Iglesiente.

Las-Vegas

L’immagine dei senzatetto di Las Vegas, richiamata anche da papa Francesco, ci fa pensare a quanto verrà dopo l’emergenza: questa pandemia come inciderà sulla nostra attenzione culturale per gli ultimi?
Il Papa si riferiva al fatto che, a causa della chiusura di un rifugio per i senzatetto che ospitava centinaia di persone a Las Vegas, il parcheggio di uno stadio è stato di punto in bianco adibito a loro ricovero. A ben considerare si stagliano all’orizzonte due immagini paradigmatiche e dissonanti: da un lato l’immagine di una Las Vegas abbacinante, con la sua industria del divertimento e del lusso; dall’altra quella di una città in cui vivono i poveri dimenticati da tutti, esistenze “da parcheggio” venute a galla come d’improvviso. Anche in questa drammatica circostanza le parole del Papa sono illuminanti. L’umanità intera sta affrontando un’ennesima crisi, con conseguenze che si protrarranno a lungo termine anche sotto il profilo culturale, nei modelli e negli stili di vita. Noi tutti, com’è ovvio, attendiamo quanto prima l’uscita dal tunnel dell’emergenza sanitaria; dell’isolamento forzato; delle relazioni umane ridotte ai minimi termini o affidate al solo livello della comunicazione via internet o telefonica. Tuttavia, se non cogliessimo in questa nuova crisi globale, dopo quella finanziaria dell’ultimo decennio, una straordinaria occasione per ripensare il nostro modello di vita, il nostro rapportarci con gli altri, in particolare con i poveri di casa nostra e dell’intero pianeta, con chi fa fatica a dare senso alla propria esistenza, avremmo perso clamorosamente la sfida più alta, quella della difesa della dignità umana. Non vorrei che, finita l’emergenza, si stendesse ancora una volta una subdola coltre di indifferenza sulle gravi ingiustizie sociali presenti in tante parti del mondo così come dietro l’angolo di casa nostra.

Come si può contribuire per aiutare la Caritas nel proprio servizio?
Anche a livello diocesano non stanno mancando i segnali di una solidarietà concreta, sia nella disponibilità a fare del volontariato sia nel contribuire con raccolte alimentari o offerte in denaro. Tutto è prezioso e di tutto bisogna dire grazie a Dio che, anche attraverso la generosità di queste persone, continua a testimoniare la sua Carità per noi. Suggerisco di consultare il portale http://www.caritassardegna.it, ove è possibile leggere gli aggiornamenti sulle iniziative in corso a livello regionale e dunque anche diocesano; di scrivere alla casella di posta elettronica segreteria@caritasiglesias.it o di chiamare il numero dell’Ufficio della Caritas diocesana (0781.33999, dalle 9 alle 14.00, o lasciando un messaggio in segreteria), per chiedere informazioni ed avere risposte non solo alle richieste di aiuto ma anche alle domande di quanti desiderano aiutare chi è più fragile.

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